27 luglio 2007

Nibby :Orvinium

Nibby – Analisi Storico Topografica Antiquaria della Carta de’ Dintorni di Roma
Vol.2° - 1849

Moricone – Regillum

……La terra è ben situata sopra una pendice di calcaria a piè delle punte della catena di Monte Gennaro, e sembrerebbe antica per la sua posizione; ma non ho trovato in essa alcun vestigio; bensì un miglio più verso oriente sopra un’altra pendice rimangono avanzi di mura di un’antica città nel luogo denominato “i Pedicati” le quali più comunemente si attribuiscono ad Orvinium, città degli Aborigeni, o a Cameria città dei Prischi Latini; ma che io riconosco per quelle di Regillum città sabina, di cui più sotto terrò discorso.
……Ho detto poc’anzi, che le rovine esistenti a Pedicati appartengono piuttosto, che ad Orvinium che più generalmente si colloca in questo sito è da notarsi, che Dionisio di Alicarnasso, il solo fra gli scrittori antichi, che la ricorda così ne parla. Lib. I C. XIV……….
“Delle città, nelle quali primieramente gli Aborigeni abitarono poche erano rimaste in piedi a’ tempi miei, ma la maggior parte di esse dalle guerre e da altri mali micidiali afflitte, sono rimaste deserte. ERANO NEL TERRITORIO REATINO ma non lungi dagli Appennini, come Terenzio Marrone scrive nella opera sulle ANTICHITA’, e distanti dalla città di Roma per lo meno un giorno di viaggio: delle quali io enuncerò le più illustri secondo che quello storico le descrive”.
Quindi nota come Palatium e Tremula erano distanti da Rieti l’una 25 stadj presso la via Quinzia, l’altra circa 60 sopra un tumulo di giusta grandezza: e come Vesbola n’era distante quanto Tresbula, cioè 60 stadjj, vicino ai monti Ceranuii: e Suna 40 da Vesbola, e Defila 30 da Suna: e soggiunge: “ 40 stadj poi distante da Defila era Orvinium, città illustre e grande quanto alcuni altra di quella contrada: della quale visibili sono le fondamenta delle mura, ed alcuni sepolcri antichi magnifici, e recinti di cemeterii, che si dilungano come alti tumuli: e dove è ancora una cella di tempio antico di Minerva eretta sopra la sommità della cittadella.”
Dionisio pertanto stabilisce come punti fissi: che tutte quelle città che ivi nomina, fralle quali anche Orvinium, erano nel territorio reatino: che le meno distanti da Roma erano lontane un giorno almeno di cammino: che Orvinium per Mefula, Suna, e Vesbula era distante da Rieti ossia Reate 170 stadj, pari a miglia romane 21 e due ottavi: e finalmente che Orvinium era era una delle città più nobili, e conservava vestigia ragguardevoli delle mura, de’ sepolcri, e del tempio di Minerva.
Rieti è distante circa 49 m. da Roma, che è quanto dire una parte giornata di viaggio: e Moricone, o piuttosto i Pedicati sono 26 m. distanti da Rieti, e poco meno, che altrettanto da Roma, stando fuori della strada diretta di Rieti, quindi non sono per alcun modo con la situazione di Pedicati di accordo le circostanze assegnate da Dionisio per Orvinium, poiché non è territorio reatino quello di Moricone, ma molto distante da esso, non è un giorno di distanza lontano da Roma, ma appena una mezza giornata: non è 21 m. ed un quarto distante da Rieti ma 26: non presentano le rovine di Pedicati l’apparenza di grandezza che Dionisio descrive in Orvinium. Il fatto è che oggi è ben stabilito dagli avanzi esistenti, che le quattro città degli Aborigeni nominate di sopra, Vesbola, Suna, Defila ed Orvinium erano nella valle del fiume oggi denominato Salto, nel distretto chiamato il Cicolano entro i confini del Regno di Napoli. Le montagne di Nuria sono i Ceranuii di Dionisio e senza entrare per ora nella discussione di Vesbola, Suna e Defila possiamo esser lieti di ritrovare le rovine di Orvinium recisamente tali, quali le descrive lo storico di Alicarnasso, in Civitella di Nesce e nel suo distretto, e sulla sponda sinistra del Salto.
Imperciocché il Martelli nativo di quei luoghi, e che li ha particolarmente illustrati con vari scritti, e particolarmente con quello intitolato Le Antichità de’ Sicoli narra che ivi “si vede ancora al presente, un vastissimo recinto di fabbrica ciclopica con la sua area in mezzo di figura quadrilatera , lungo palmi architettonici romani 398, e sei oncie alla parte di mezzogiorno, palmi 250 a ponente congiungendosi questi due lati ad angolo retto, palmi 260 al lato di tramontana, e 415 al lato di levante. I sepolcri nelle roccie de’ monti, eretti sui scogli di pietra viva, che tutt’ora risaltano agli occhi de’ passeggeri nelle logore incisioni: la molteplicità di essi lungo le vie pubbliche, che guidano a Pesco Rocchiano, Valle Varia, Poggio di Valle, ed al ponte del monumento, così chiamato per un vetustissimo mausoleo, le cui basi ciclopiche ancor durano ec. l’accertano per una potente metropoli de’ vetusti secoli”. In quell’area quadrilatera io credo di ravvisare quella del tempio di Minerva nell’acropoli di Orvinium, come ne’ sepolcri quelli nominati dall’Alicarnasseo, quali caratteristiche di quella città degli Aborigeni ancora superstiti a’ suoi giorni.
Il Martelli attribuì quelle vestigia a Defila, ed in questo mi sembra avere errato, poiché oltre che le rovine hanno un’analogia strettissima con quelle notate da Dionisio, la distanza da Rieti ancora vi si accorda, che è di circa 22 miglia risalendo per la riva destra il corso del Salto, analoga a quella che egli assegna fra Reate e Orvinium.
Ciò sia detto per mostrare non potersi riconoscere Orvinium presso Moricone; quanto alla opinione, che inclina a riconoscere Cameria alli Pedicati, a suo luogo nell’art. Cameria si vide, dove fu quella città, cioè circa 8 m. distante da Moricone verso oriente fra Tibur, e Varia, e perciò neppur Cameria può ivi ravvisarsi.

Dionisio di Alicarnasso : Orvinium

http://www.santanatolia.it/sanatolia/02cap.htm


Grandi dubbi e piccole riflessioni


Ancora a partire da Rieti, per chi procede lungo la via Latina, dopo 30 stadi si trova Batia, e dopo 300, Tiora, detta Mantiene. In questa città si sostiene che sia esistito un Oracolo di Ares molto antico, le cui caratteristiche erano, sempre secondo quanto narra la tradizione, assai prossime a quelle che, secondo le tradizioni mitiche, aveva un tempo l’Oracolo di Dodona, tranne che per un particolare. Si dice infatti che nell’Oracolo di Dodona vaticinasse una Colomba, appollaiata su una Quercia sacra, mentre in quello degli Aborigeni lo stesso servizio era reso da un uccello, inviato dalla Divinità, che loro chiamavano Pico e i Greci invece Drykolapten, che si manifestava su una colomba lignea: A 24 stadi da questa città si trovava Lista, la madre patria degli Aborigeni.

Queste frasi furono scritte circa 2.000 anni or sono da uno storico greco di nome Dionisio la cui città di origine era Alicarnasso. Egli visse nel I° secolo a.C. nel periodo in cui Roma da repubblica divenne impero, parlava e scriveva in lingua greca, e di lui c’è rimasta una “Storia di Roma Arcaica”, libri unici ed importanti nel loro genere. Egli parlando di Tiora ripeté ciò che aveva scritto, in un’opera ora perduta, lo storico reatino Marco Terenzio Varrone il quale era vissuto circa 50 anni prima.
……..Nella stessa opera un’altra città di nome Orvinio viene posta alla distanza di 230 stadi da Rieti su una via che prima di raggiungerla attraversava le città di Tribula, Suesbula, Suna e Mefula.

Orvinio, quaranta stadi da Mefula, città illustre e grande quant’altra mai in questa regione. Si possono vedere le fondamenta delle mura, alcune tombe di stile molto arcaico ed i recinti con più sepolture che si estendono su tumuli molto alti. Vi si trova anche un Tempio di Atena, edificato sulla sommità.

Ora, la descrizione effettuata da Dionisio si adatta molto bene alla situazione del moderno Corvaro sia per la distanza da Rieti di circa una cinquantina di Km. (uno stadio greco corrisponde a circa 210 m. odierni: 230 stadi sono circa 49 Km. Attuali) sia per la descrizione dei tumuli che ricalca esattamente la situazione attuale soprattutto dopo le ultime scoperte archeologiche.
Nella zona di Corvaro e nei su poi immediati dintorni sono stati individuati circa una quindicina di tumuli sepolcrali di cui almeno uno pare risulti essere il più grande tumulo d’Europa. Ora, il nome Corvaro si adatta benissimo al termine antico di Orvinio e forse l’antico tempio di Atena citato dalla fonte potrebbe corrispondere alla rocca del Corvaro, ora in rovina, situata sulla sommità. Inoltre Orvinio era una delle città più grandi in questa regione ed oggi Corvaro è il paese più grande dell’attuale Cicolano.
Ora a me sembra che possa prendersi in considerazione, in attesa di prove più sicure, questa tesi, supportata ulteriormente da una epigrafe che recitava nel seguente modo:

C. CLOELIUS. L. F. CLA. CORVINUS. VESTINAE. HLENAE. CONIUGI.
BENEMERENTI.

Questa lapide venne pubblicata dal Martelli che disse di averla osservata in un antico sepolcro rinvenuto tra Corvaro e S.Anatolia. Certo che Martelli spesso di cose se ne inventava e certo che da altri archeologi (soprattutto Theodor Mommsen) non venne mai preso sul serio! Sembra che per supportare le proprie tesi egli arrivasse a creare lapidi false per poi pubblicarle nella sua opera! Comunque è molto probabile che il territorio di Corsaro, fino almeno al Collepizzuto, appartenesse al territorio di Orvinio e se ciò è vero ne vengono a seguire delle supposizioni contrarie rispetto alla tesi che asserisce che Tiora Mantiene si trovasse nei pressi degli attuali paesi di S. Anatolia o Cartore.
Tiora Mantiene viene citata nella stessa opera di Dionisio. Egli scriveva:

Ancora a partire da Rieti, per chi procede lungo la via Latina, dopo 30 stadi si trova Vazia e, dopo 300, TIORA, della Mantiene….poi….a 24 stadi da questa città si trovava la città che ha il nomadi LISTA, la madre patria degli Aborigeni……

E allora se Tiora corrispondesse all’attuale paese di S. Anatolia, Dionisio avrebbe dovuto citarla subito dopo aver citato Orvinio (Corvaro) mentre invece la via che da Rieti portava ad Orvinio, e che passava per le città di Tribula, Suesbula, Suna e Mefula, era diversa da quella che portava a Tiora e che passava per le città di Vazia, Tiora e Lista. Ora secondo me è impossibile che contemporaneamente Orvinio possa corrispondere a Corvaro e Tiora a S. Anatolia o Cartore poiché le strade per giungere nelle due città erano diverse mentre nella realtà la strada che arriva a Corvaro e S. Anatolia (la via Cicolana) attualmente è una sola! Ebbene, siccome io credo che la tesi di Orvinio quale primitiva città di Corvaro sia molto attendibile mi sembra improbabile l’altra di Tiora a S. Anatolia.
La via Calatina era la strada che dall’antica Reate portava verso il mar Adriatico.
Se essa corrispondesse alla via Latina di Dionisio, come asseriscono alcuni, e stando vicino a Rieti un paesino di nome Vazia in quella direzione, mi sembra non assurdo supporre che forse la Tiora Mantiene delle fonti si trovasse in tutt’altra zona, forse nei pressi di Amiterno visto che lì vi è un paesino nel Comune di Pizzoli di nome Teora o forse nei pressi di Cascia che si trova a circa 70 Km. da Rieti.

I dubbi sono moltissimi ed io ritengo che per almeno altri trecento anni essi non si scioglieranno.

Sperandio Francesco Paolo: Orvinium

Sperandio Francesco Paolo

Sabina Sagra e Profana – Antica e Moderna
Stamperia di Giovanni Zempel (MDCCXC)


Pag. 175 Canemorto castello, e di lui memorie

XXXIX – Canemorto castello situato sopra di un cole a levante ed a quattro miglia circa dalla suddetta grancia, di anime mille cento circa ha una chiesa parrocchiale dedicata a San Niccolò di Bari, e che in una tabelletta, quale in essa si conserva, leggesi consacrata il di 31 marzo 1536.

SABINA SAGRA E PROFANA
1536
Die ultima mensis martii ego Laurentius de
Santorellis Epns volitem majoris consacravi
Eccliam E altare hoc in honorem S. Nicolaj
Episcopi E confessoris E reliquiae beatorum
Martyrm Stephani protomartyris E Sm ciri E
Quesiste E S. Mariani martyris in eo inclusi
Christi fidelibus hodie unum annum E in die
Anniversarii huius modi Eccliam visitandibus
40. die de vera indulgentia in forma ecclesiastica
consueta concedimus

Sono in questa chiesa, in quella di S. Giacomo, e nell’altra di cui appresso diverse iscrizioni lapidarie che formano in num.56 dell’Append. Canemorto fu già dei monaci e del monastero di Santa Maria in Valle, indi degli Orsini, poi de Muti, finalmente dell’ecc.ma casa Borghese.
V’è in questo castello un convento con una chiesa sotto il titolo di San Francesco riferiscono la di lui origine fino all’anno 1582.
Nell’anno 1653 fu da Innocenzo X soppresso, e poi ad istanza della comunità con giunta di assegnamento di rendite reintegrato, come ora si trova.



Pag. 47 ORVINIO

Scrive Dionigi le città tutte di questa provenienza essere state distanti da Roma una giornata circa, e poco lungi da Rieti.
Sembra quindi potersi sostenere col signor di Chaupy che Vesbula fosse, ov’è Nespolo, anche per la somiglianza del nome quale ne ha potuto ereditare; Orvinio in Canemorto, onde il Mattei nota che Canemorto nelle carte geografiche veniva distinto col nome di Orvinio; Bazia e Vazia in Belmonte…………..

Palmegiani Francesco: Orvinium

Palmegiani Francesco



Rieti e la Regione Sabina

Edizione della Rivista “Latina Gens” 1932


ORVINIO
Marco Terenzio Varrone, parlando delle città in potere degli Aborigeni, nomina anche un “Orvinium” e lo loda “per la sua ampiezza e nobiltà in cui ancor si vedeano i fondamenti delle sue muraglia, i sepolcri di antica costruzione con i loro recinti sulle alture dei colli, ed un tempio molto antico di Minerva nella sua rocca…”. Ma la “Orvinium” di Varrone non è quella di cui noi intendiamo parlare. La antica “Orvinium” o Corvinio, è stata per i più, identificata nella località dell’odierno Corvaro, nella regione dei Cicoli, e il Martelli ne ha preso ragione, per aumentare il numero delle sue città, Sicule di origine.
Qualche scrittore però, tra cui il Mattei, che si appiglia al fatto che Canemorto, in alcune carte geografiche, è chiamato Orvinio, e lo stesso Sperandio, non esitano a vedere “Orvinium” a Canemorto, vale a dire, nella località della odierna Orvinio (Il Guattani parla delle lapidi di Sabidio e di Corbino che oggi si chiama Corbaro e per meglio spiegarsi, dice: “dove nacque il famoso antipapa Nicolò V”. Dunque, anch’egli ammette che la antica Orvinium non fosse nel luogo della odierna.)
Lo Chaupy, a sua volta, collocherebbe “Orvinium” dove oggi è Moricone, basandosi sul fatto che, in quella località, ci sono avanzi di una certa importanza.
Ma questa non è una prova plausibile.
Orvinio odierna, si eleva imperiosa su una amena collina, a circa 840 metri sul livello del mare. Vi si può giungere attraverso la bella Salaria dalla quale si devia, proprio al bivio di Orvinio; dista da Rieti capoluogo 48 Km.
Fino al 1860 ebbe il nome di Canemorto, da allora ha preso il nome di Orvinio.
Sembra che Canemorto sia stato uno dei centri fatali nella tremenda lotta contro i Saraceni. Questi ultimi avrebbero ivi subito una grande disfatta da parte delle truppe di Carlo Magno.
In una rivista storica del 1842, è detto che dopo questa strage, la località avrebbe preso “il nome di Canimorti, deponendo quello antico di Orvinio”.Il Biondi illustrando una antica iscrizione rinvenuta sul monte di “Pietra Demone” dice che, nel medioevo, il territorio si chiamava “Malasorte”. Infatti, vari atti del regesto farfense, parlano di terre

Marocco Giuseppe: Orvinium

Marocco Giuseppe



Monumenti dello Stato Pontificio – 1833
Roma Tipografia BOULZALER

Pag. 143 CANEMORTO

A contatto colla Comarca di Roma, e nel confine del territorio di Rieti sulla sommità di un colle si vede questo borgo, il di cui nome adir vero non molto piace, non essendosi potuto trovare la vera causa della sua origine.
Anche in latina favella si legge canis mortuus, si nelle scritture che in altre memorie di esso, e rustica tradizione si è che costì un suo tiranno morendo fosse fatta una festa popolare dicendosi da ciascuno per metafora il Can è morto , e che da ciò ne derivasse il nome al sito, che avea signoreggiato. Altri con più fondamento dicono che da un cane idrofobo costì ucciso, che avea arrecato notabile danno ai popolari siasi piuttosto denominato, ma le une, e le altre opinioni sono inconcludenti.
Si contano in Canemorto 1225 abitanti, che attendono alle loro campagne, e sono soggetti ad una chiesa parrocchiale consacrata a S. Niccolò di Bari nel 1536.
Spettò al Monastero di S. Maria in Valle, e finalmente perviene all’ecc.ma famiglia Borghese.
Il Guattani pretese che vi esistesse l’antica città di Orvinio per molti ruderi che ha d’intorno, ma vi furono antiquari chiarissimi, che opinarono diversamente.


Comarca: territorio dello Stato Pontificio corrispondente in parte all’attuale provincia di Roma. Capoluogo della Com’arca divenne Roma; era divisa nei distretti di Roma, Tivoli e Subiaco.



TOMO I

Pag. 61
Orvinio (Orvinium…) città nobile che avea magnifici sepolcri ed un tempio dedicato a Minerva creduta da Chaupy a Moricone, città senza dubbio famosa, malmenata da Cincinnato e battuta da Orazio Pulvillo. In Corvaro, o Corvaro la pretende il sig. Guattani, ove ebbe il nascimento Nicolò V antipapa, sebbene io mi appigli allo Chaupy, poiché presso Moricone vi sono avanzi grandiosi

Luigini Domenico: Orvinium

Memorie storiche della Regione Equicola ora Cicolano – Vol. I

Pag.26…………..Senza tener conto di quelle la cui postura è stata riconosciuta dalla maggior parte dei topografi nella Valle del Salto, quali Clisternia, Vesbola, Suna, Nerse, Orvino e Tiora, erano città Equicole.


Pag. 47 Orvinio

Apprendiamo da Dionisio di Alicarnasso che alla distanza di 40 stadi (Km.7,390 circa) da Nerse, s’incontrasse un’altra città dal nome di Orvinio (Dionisio di Alicarnasso Lib.I,14).
Egli la loda e per la sua nobiltà e per la sua ampiezza, in quanto che si osservano ancora i fondamenti delle sue mura, i sepolcri di antiche costruzioni con i loro recinti sulle alture, e un antico tempio di Minerva nella sua Rocca.
Ora la sede di questa città, tenuto conto speciale della corrispondente distanza indicata dallo storico di Alicarnasso, deve riconoscersi nel Corvaro o sue adiacenze, perché quivi appunto si osservano avanzi di mura pelasgiche, di superbi acquedotti, di sepolcreti e di altre antichità.
Anche il Martelli (Le antichità dei Sicoli, Tom.I, cap.VII p.61) la riconobbe nel luogo indicato. Ma questi, per quel che io mi sappia giudicare, si allontana molto dal vero quando asserisce che Orvinio, o Corvinio, come egli dice, fosse la stessa Corbione, come Vitellia, esistevano indubitatamente presso Algido, sia per testimonianza di Dionisio (AλΥfoov X,647; XI,887,705,ΒώΖ2 VIII 493 e seg ΚΟρβω X 651,652,657) come pure dello stesso T. Livio; anzi questi la pone in vicinanza anche di Muscolo, come si rileva dal racconto che egli fa delle guerre avvenute tra gli Equi ed i Romani negli anni 299, 305, 323 e 337.
Apprendiamo inoltre dai due ricordati storici che gli Equi nelle loro guerre contro i Romani che gli osteggiavano dalla frontiera Tusculana, per consueto ponevano i loro accampamenti nel gruppo Algidense, e le loro città Corbione e Bola, esistenti, venivan prese e riprese ora dagli uni ora dagli altri.
Ma una prova ben luminosa, che conferma la nostra opinione, si ha nel racconto che lo stesso Tito Livio ci fa della guerra combattuta dagli Equi contro i Romani nell’anno 296 e che io riferisco in succinto.
Quando il console Lucio Minucio con tutto il suo esercito era rimasto strettamente assediato presso Algido dagli Equi, capitanati da Gracco Clelio, il senato romano in si grave bisogno, nominò dittatore Lucio Quinzio Cincinnato.
Questi comandò che al cader del giorno si adunassero nel Campo di Marte e fossero pronti alla partenza tutti coloro che erano atti alle armi, onde giungesse verso la mezza notte a sorprendere l’inimico. Tutti obbedirono, ed all’ora stabilita si trovarono contro l’esercito degli Equi: Questi allora da assediatori passarono ad essere assediati; anzi posti in mezzo dei due eserciti nemici né potendo fuggire né sostenere l’impeto dei Romani, furono costretti a darsi per vinti. Venne ad essi concesso da Cincinnato, ma col fatto che consegnassero Gracco Clelio e cedessero Corbione.
Da quanto abbiamo fin qui riferito di leggieri si rileva che Corbione non poteva essere se non presso Algido, dove i soldati romani erano pervenuti in poco meno che cinque ore, trattandosi di una notte d’estate e che quindi non doveva essere lontana da Roma che circa ventisei chilometri.
Ora posto che Corbione si fosse trovata nel Corvaro ovvero nell’acrocoro che si distende al medesimo, non si saprebbe comprendere come Coriolano avesse fatto cedersi questa città posta molte diecine di chilometri lontana da Algido, senza occupare nessun’altra di quelle che pur sorgeano in quel grande spazio che separava l’una dall’altra.
L’oppido adunque ricordato da Dionisio di Alicarnasso e le cui vestigia si osservano tutt’ora presso il Corsaro, non ha nulla di comune con l’antica Corbione; ma o lo chiameremo Orvinio col ricordato scrittore, ovvero ci è d’uopo confessare do ignorarne il vero nome.

Pag. 57 Strade degli Antichi Equicoli

…..Essa (via Latina la più vetusta delle Reatine (M. Martelli – Note per la storia della città di Rieti p.42) pertanto muoveva da Rieti e, lasciando da parte Lista (città degli Aborigeni) toccava Vazia, Clisternia, Vesbola, Suna, Nerse, Orvinio e Tiora; proseguendo poi per la Valle di S. Biagio e della Maddalena entrava in Alba Fucente………..a ricongiungersi con la via Latina presso Fabrateria, oggi Ceccano.

Guattani Giuseppe Antonio: Orvinium

Monumenti Sabini

Tom. III Roma 1830

Pag. 87 Città Aborigeni


Pag. 92 ORVINIO

Chiamato anche Corvinio (nei tempi posteriori Corbione).
E’ vasto il suo piantato; sono infiniti i ruderi di sepolcri così lungo la via pubblica, che alle falde del monte Frondino che gli sovrasta.
Le lapidi di SABIDIO, e di corbino son documenti che lo comprovano, ma più di ogni altro il suo vetustissimo canale sotterraneo scavato a scalpello nella viva roccia calcarea per tirare le acque alla città per lo spazio di circa un miglio e mezzo. Questa famosa città fu prima di Cincinnato e poi da Orazio Pulvillo quasi interamente distrutta. Oggi si chiama CORBARO e ha data la nascita al celebre antipapa Nicola V, da Corbaro o Corvaro.