17 marzo 2023

Cervelli di Canemorto

 

CERVELLI di Orvinio (RI)

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

 ARMA: D'argento (?) alla colomba al naturale (?) sorgente da un monte all'italiana a sei cime d'oro (?) accostata in capo da una stella d'oro (?).
Poche sono le notizie in nostro possesso riguardo la nobile famiglia Cervelli di Orvinio (anticamente Canemorto), attualmente in provincia di Rieti, un tempo di Perugia. La nostra ricostruzione dell'arma 
[fig. 1] è basata sullo stemma che si trova sulla facciata del vecchio palazzo di famiglia, all'altezza del piano nobile [fig. 2], la cui conservazione non ottimale non rende riconoscibile l'insegna dell'uccello. Una nostra elaborazione con il fotoritocco, tesa ad eliminare la staffa di metallo che attualmente sostiene lo stemma, farebbe supporre che si tratti di una colomba, tesi avvalorata anche dal toponimo Palombara (ossia colombaia), presente sempre in Sabina. Nessuna traccia è rimasta dei colori dello stemma, innegabilmente attribuibile ai Cervelli grazie all'iscrizione alla base della sua decorazione "COLAGNELO CERVELLI" che lo farebbe risalire ad un tale Nicola Angelo Cervelli. Secondo alcune teorie, tale illustre cittadino di Orvinio potrebbe essere lo stesso ritratto nel '600 dal pittore Vincenzo Manenti nella cappella Cervelli della chiesa Santa Maria dei Raccomandati a Orvinio, all'interno della quale si trova una seconda versione dello stemma [fig. 4], realizzata in maniera piuttosto grossolana. Membri della famiglia Cervelli fecero parte nel XVII secolo del Consiglio Comunale di Canemorto/Orvinio; nel 1633 tale Consiglio giurò fedeltà ai Principi Borghese, che acquisirono dalla famiglia Muti la Baronia del territorio di Canemorto. Nota: In alcuni documenti ufficiali il cognome si trova nella versione latinizzata "Cerbelli".

 Nel 1760 Nicola Cervelli, Esattore della Comunità di Canemorto dal 1754 al 1758, fu accusato di appropriazione indebita di denaro proveniente dall'esazione delle tasse e condannato al carcere e al pagamento di un'ammenda di 630 scudi (Archivio di Stato di Roma - Serie II dell'Archivio del Buon Governo: bilanci, nomine di magistrature comunali, istanze e controversie di Comuni e di privati, cause, scritture della Repubblica Romana e della epoca napoleonica, passaggi di truppe, calamità, ecc… - Miscellanea per località [1




30 dicembre 2022

ALLA SERA - poesia di Giacomo Leopardi recitata da PIETRO ATTILIA di Orvinio

 


ALL'OMBRA DEI CIPRESSI - poesia di Ugo Foscolo recitata da PIETRO ATTILIA di Orvinio



A SILVIA - poesia di Giacomo Leopardi recitata da PIETRO ATTILIA di Orvinio

 


SAPRAI CHE NON T'AMO E CHE T'AMO - poesia di Pablo Neruda recitata da PIETRO ATTILIA di Orvinio

 






21 dicembre 2022

ACRILICI IN VERSI di Gianni Forte e Pietro Attilia


CHIESA DI SAN GIACOMO - ORVINIO       1/15 AGOSTO 2021

Recensione mostra evento: ACRILICI IN VERSI a cura di Pietro Attilia

Questa mostra di Gianni Forte ha un merito, una specificità, ed una intuizione comunicativa che va a parlare, a narrare alla gente del posto, dove si espone. Qui non ci sono opere, ritratti e paesaggi, freddamente postati per attirare l'attenzione e stimolare il visitatore all'acquisto. Non c'è scollamento tra esse. Le poche single  contornano  la storia /narrazione. Il pittore, tramite i personaggi dei quadri rappresentati, parla alla Comunità Orviniese, che messa davanti ad uno specchio, si riflette e si riconosce e si emoziona.
E' uno spaccato di vita, costume , tradizione religiosa, che avvolge tutto il paese e lo lega alle sue radici ed  al suo territorio. Queste non sono immagini che entrano in una chiesa, ma è la Chiesa che esce dal suo perimetro e tenta un approccio culturale, umano, possiamo dire culturale, umano, possiamo dire sociale, che lega gli esseri nel nostro sentire più intimo, sia esso laico o religioso, personale, ma al contempo, impersonale ed indistinto, dove ..Tutti quelli di Orvinio...si riconoscono.
Questa personale dell'artista, diventa all'uopo una splendida scenografia di noi orviniesi, e possiamo dire, come il cantautore  De Gregori cantava....la storia siamo noi...qui siamo NOI, e il pennello di Gianni, la immortala in questa splendida location di San Giacomo.
Quando si dice che la pittura è poesia silenziosa, e la poesia è pittura che parla è pittura che parla, vengono toccati i nostri primi due sensi: l'occhio vede..il bello..., l'orecchio sente..la bellezza, e noi al contrario di quello che si banalizza, noi siamo quello che mangiamo, noi siamo quello che vediamo e quello che sentiamo.
Per questo a cornice della pittura, alcune delle più belle poesie scritte dai più grandi poeti del passato sono state interpretate e proiettate durante il periodo della mostra.
Ci piace fissare in immagine questo evento con una celebre frase di Shakespeare poi ripresa da tanti:
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

                                                                                                            PIETRO ATTILIA



 LA MADONNA DI VALLEBONA E LE CONFRATERNITE

Qui si è voluto rappresentare Orvinio nella sua tradizione e religiosità con i costumi delle Confraternite e dei suoi personaggi.
A memoria non sembra che queste siano mai state rappresentate in qualche opera. Infatti sono le Confraternite, al centro che spiccano nelle figure dei due pellegrini in ginocchio, in adorazione della Madonna con il Bambino. 

Qui il pittore, sempre innamorato del Caravaggio, ha voluto riproporre la rappresentazione di un'altra opera, la Madonna dei Pellegrini (visibile nella Chiesa di Sant'Agostino a Roma). In questo quadro c'è una raffinata sovrapposizione  con due figure nello stesso personaggio, prestato dall'altro (l'Angelo di San Matteo). E' la figura del caro zio Armando (in posa come San Matteo) che ascoltato l'Angelo, rappresentato da un altro mitico concittadino, Franco chiamato Spartaco e qui (dove avviene la sopvrapposizione) zio Armando (San Matteo) rivolgendo le sguardo in ammirazione, ritorna in ginocchio pellegrino, assieme all'altro pellegrino, il nostro amatissimo Renato. E sono i nostri Confratelli ad adorare la Madonna di Vallebona, sostituita con la Vergine del Caravaggio (abile gioco di Gianni)

L'animale in basso è Betty, una cagnolina molto coccolata in paese.




CONFRATERNITA IN PROCESSIONE CON LE AUTORITA'

A sinistra dei due confratelli in ginocchio, abbiamo la testa della processione di una Confraternita (i blu del Gonfalone) prossimi al centro , vicini alla...meta, ai due pellegrini seguiti dalle autorità.


Sono ben visilbili e riconoscibili tutti i personaggi, Sindaco, Maresciallo, Vigile e l'uomo con la giacca rossa, preceduti dai due confratelli; ed il fermo immagine, è solo una frazione del movimento del gruppo, del procedere silenzioso e composto, ripreso nel passaggio sul corso (l'arco della Pretura).Il pittore fa molto uso di particolari, come il cappello bianco a sinistra (dove si rappresenta) e la postura della lepre, anch'essa in processione.







CONFRATELLI IN PROCESSIONE CON SOMARO


Alla destra dei due confratelli ritroviamo sempre l'immagine della processione con la Confraternita dei rossi (Santissimo Sacramento) che convergono anch'essi verso il centro di adorazione. Qui vengono mostrati i due Priori, il Vescovo, il Parroco ed un pellegrino e tre personaggi di Orvinio. Una donna inginocchiata molto religiosa, un confratello sempre vigile in chiesa, e l'altro, l'unico che non procede con lo sguardo come gli astanti (una memoria ad un confratello da poco deceduto)In questo quadro sembra che il pittore abbia dato la preminenza alla figura del Somaro in prima fila con il muso prospiciente.Per allegoria, questo è un senso di umiltà e di sottomissione, ed il Somaro ne incarna la virtù degli orviniesi in precessione, "fissata"  mentre transita in prossimità di un altro arco sempre su corso Manenti.



IL TRITTICO


Ora se assembliamo il quadro centrale (i due pellegrini) con le due pale laterali, otteniamo un trittico spettacolare, per immagini, colori e movimento, con le Confraternite ben mostrate che vanno verso il centro, verso Vallebona, simbolo di forte attrattiva orviniese, sia essa religiosa, laica o spirituale.


Questo trittico, che ci riporta all'antico, in chiave moderna, è una somma di combinazioni sentimentali, la fede, la tradizione nei costumi, l'amore verso i deboli.
Si dice che un grande artista adopera tutto ciò che si è conosciuto o scoperto nella sua arte fino a quel momento, poi va oltre ciò che è stato conosciuto e crea qualcosa di suo.


GLI EVANGELISTI

Ripartendo dal trittico iniziale, il pittore ha arricchito la contemplazione del "suo Orvinio e le Confraternite" con altre quattro opere, che vanno ad inserirsi con lo stesso linguaggio nella narrazione che lo stesso artista fa dei personaggi rappresentati.In una visione religiosa e convenzionale del nostro ambiente locale, fatto di tradizioni, costumi e devozione, la precessione delle Confraternite, può diventare un Presepe ed avvolgersi in aspirazioni evangeliche, e che meglio ha narrato la vita di Gesù se non i quattro Evangelisti?Ed ecco il pittore, con un continuo di pennello e fantasia, li riporta in mezzo alla vita religiosa e paesana del nostro Orvinio. I quadri si dispongono su un piano orizzontale, come una foto panoramica, quando l'obiettivo delicatamente si muove sullo stesso asse, per abbracciare la bellezza dell'immagine nel suo intero e raccoglierla in un unico fotogramma.

La scenografia è movimento e questi quadri non sono solo vitali e parlano, ma tutta la gestualità dei personaggi è un racconto di attori che si muovono sul loro palcoscenico più vivo e naturale. Il colpo d'occhio d'insieme con l'alternarsi e il combinarsi dei colori, dei volumi delle figure, con i contrasti di scuri e luce è sorprendente, bello e gradevole, che appaga gli occhi e l'anima dello spettatore.

Ora facciamo un piccolo preambolo, il tetramorfo (dal greco antico quattro) secondo San Gerolamo, sintetizza la totalità del mistero cristiano rappresentato con i quattro Evangelisti: la Passione, il bue è San Luca; l'Incarnazione, l'uomo alato l'Angelo è San Matteo; la Resurrezione, il leone è San Marco; l'Ascensione, l'aquila è San Giovanni.


SAN LUCA


Il primo evangelista rappresentato è San Luca con il suo bue che materializzato sta entrando in una porta/vicolo di Orvinio. Il simbolo, la fantasia si concretizza in uno specchio della realtà locale, aderente al personaggio nel suo ambiente più prossimo.

La perfezione dell'espressione, rubata al rappresentato e cestita dei colori (notate il parallelo di movimentazione dell'animale e del cromatismo della tavola) ci riporta ad un opera del Caravaggio (la conversione di Saulo).







SAN MATTEO


A seguire troviamo l'altro evangelista San Matteo, l'Angelo, con l'immagine di una orviniese adottata, splendida isola, nel mare orviniese ma senza contorno paesaggistico (perché non nativa del luogo); qui oltre alla ripresa dei colori caravaggeschi, Gianni ha rubato la postura del viso dell'Angelo ad un seguace del Caravaggio, il nostro Manenti con l'opera, l'Educazione della Vergine, nel volto della madre della Madonna.








SAN MARCO


Il terzo evangelista San Marco con il leone. Il personaggio ed il suo simbolo qui ha tre magnifiche rappresentazioni: il leone irrompe nella fontana del paese, prossima al luogo del raffigurato; la vaschetta in offerta della famosa cesta di frutta del giovane di Caravaggio e il bicchiere che il fantasioso Gianni fa poggiare dal "giovane" ripreso in abito da lavoro (superbo lo sguardo e la postura) come il calice del sacerdote sulla balaustra, sull'altare, a simboleggiare il sangue di Cristo, in offerta nelle funzioni religiose. Il quadro si chiude con la ciliegina sulla torta: il gatto, perfetto che guarda l'astante, come a dire: eh ci sono anch'io!







SAN GIOVANNI


Chiudiamo questa panoramica ed arriviamo al quarto evangelista San Giovanni e l'aquila. Il simbolo volteggia sopra l'abitato del personaggio, nella sua quotidianità lavorativa, che pare riprenda l'offerta del precedente evangelista, con la mano tesa che offre, in alto, e allo stesso modo dona, in basso cibo agli animali. Mentre San Marco offre il calice (sangue di Cristo) qui San Giovanni offre il pane (il corpo di Cristo) ed il suo sguardo è rivolto in alto, in ammirazione, dove l'aquila, il simbolo dell'ascensione, sembra che abbia virato e richiama la sua attenzione. Anche in questo dipinto, non poteva mancare il richiamo ad un'altra opera del Caravaggio: la zingara che legge la mano al giovine, ha lo stessa cappello dell'evangelista raffigurato.






SAN PAOLO L'EREMITA E SANT'ANTONIO ABATE


Continua ora il nostro pittore riprendendo i colori del Manenti, e prendendo a prestito due sacre immagini rappresentate, ne fa una narrazione moderna e attuale, il quadro bel visibile nella chiesa parrocchiale di Orvinio, ci mostra San Paolo l'Eremita e Sant'Antonio Abate in adorazione e ammirazione dell'Altissimo.

Ora ingannando la nostra visione ottica i due Santi diventano due personaggi reali e a noi vicini. San Paolo è interpretato da un personaggio enigmatico e solitario che racchiude nelle sue mani congiunte la forza interiore, acerba, potente e genuina per ispirarsi a quel luogo sacro (Vallebona e lu Romitu, una sua lirica) tenendo a se un pettirosso (altra sua poesia) immagine di amore e libertà.

L'altro personaggio che ha preso il posto di Sant'Antonio Abate si esprime in contemplazione e ammirazione dell'altro luogo anch'esso sacro (Petra Demone) da cui attinge memorie e ricordi che gelosamente custodisce nel suo baule dove è seduto. Il geco aggrappato per le comunità primitive è un simbolo di comunione tra il mondo dei morti e quello dei vivi, mentre il liuto, appoggiato sulle gambe (qui c'è un riferimento a Caravaggio e al giovane con il liuto), richiama il giorno della festa di Sant'Antonio Abate, dove una tradizione popolare vuole che  i "bottari" suonino la musica per allontanare il demonio. I bottari perché costruivano e usavano le botti, hanno usato le stesse e strumenti simili per procurare, battendole, quel suono che oltre al maligno, teneva lontano anche gli animali pericolosi per l'uomo e a salvaguardia del suo raccolto. Il lupo, poi, tra i due li accomuna nella fierezza del carattere. Con l'abbigliamento dei due personaggi nei colori usati dal Manenti, ma reali e quotidiani, a questo punto, è come se Gianni li volesse. far uscire dal sacro incantesimo per riportarli alla vita di tutti i giorni qui a Orvinio.


LE QUATTRO VIRTU' CARDINALI


I quattro evangelisti cedono la scena ai quattro portatori. Qui siamo alla processione iù evocata, quella di Sant'Antonio) che richiamano le quattro virtù cardinali: la Giustizia (la bilancia), la Prudenza (la sapienza), la Temperanza (equilibrio), la Fortezza (la roccaforte)

E qui la interpretiamo nel periodo intermedio che va dal tardo Rinascimento al Barocco. Significativa è anche la sequenza che il pittore vuole dare del Manenti, come se volesse trascinarlo, proiettarlo in quel periodo susseguente al Rinascimento (il Barocco) che già dominava l'epoca, in Europa, mentre il nostro Manenti era rimasto alla scuola precedente. Il Manenti ha un'espressione timida, sembra quasi spaesato, come a rimarcare l'estraneità nel contesto odierno, quasi volesse dire, rimettetemi nel mio tempo, qui sono fuori tempo, mentre il pittore lo tiene ancorato alla sua pittura, ai suoi colori con questo quadro. Ma il centro della scena è un altro personaggio orviniese, che il pittore pone in un svra piano, come distaccato dai quattro elementi ma senza sminuire la rappresentazione, lui volge lo sguardo all'avvenire, ha già visto e superato il passaggio, il passato dei quattro uomini (le virtù sono tornate fisicità) e fissando l'approssimarsi del Santo, guada in avanti. Esprime qui il personaggio tutto il suo pensiero filosofico, che si racchiude nella frase riportata...nel firmamento pittorico: "stò all'appomissu!" Mi sono messo in un punto strategico di osservazione e riparo, che posso guardare in lontananza (orizzonte) senza condizionamenti (riparato dalle intemperie), che invece voi umani vi portate dentro," Qui c'è tutta la nostalgia e simpatia orviniese verso gli umili, ma saggi, che nella Comunità trovano amore e risalto.


LA DUALITA' UMANO/DIVINO


Segue un'altra trasposizione pittorica presa a prestito da altro capolavoro del Caravaggio (dove le quattro virtù cedono la scena alla dualità umana e divina): il sacrificio di Isacco. Questo è un particolare della scena, dove l'Angelo (il divino) si avvicina ad Abramo per dirgli che Dio ha accolto l'ubbidienza di Abramo (doveva sacrificare il suo figlio primogenito) e quindi in riconoscenza accetta che venga sacrificato in sua vece un agnello. I due soggetto orviniesi rappresentati, sono due donne anziane riprese in una anonima conversazione, in fila sedute presso l'Ufficio Postale. La postura della donna a sinistra è quella dell'angelo che parla all'orecchio di Abramo, mentre a destra vediamo la stessa torsione di Abramo verso l'Angelo, incarnata dall'altra donna anziana. Per simbologia, notiamo la pecora, portata dall'Angelo, che sostituisce il sacrificio di Isacco, evidenziato dal bollettino/sacrificio umano da pagare di Abramo.

Questo è un altro riferimento, orviniese, dove la semplicità di un gesto anonimo, di due persone anziane, quindi fragili, viene colto dall'artista come fosse una carezza alla semplicità e alla genuinità di un'immagine profana di un sacro rappresentato


LA TRINITA'


Terminiamo questa narrazione delle confraternite, con altro riferimento teologico, e dalla dualità Divino/Umano torniamo al mistero principe della religione cristiana: il mistero della Trinità, uno e trino. Il padre, un confratello rappresentato da altro orviniese, che giganteggia con l'espressione del viso e con la possanza del corpo, sorregge il mondo, e con la forza delle Sue mani lo sostiene (lo stendardo è la Terra) facendo scivolare sulla mano del Figlio, un nostro vivacissimo bambino, la fune che la dirige, e la lega al Divino che l'ha creata. E' infatti il Figlio Gesù che scende sulla terra per amarci, ed il proseguimento della fune, per l'artista va oltre fino ad accarezzare ed a posarsi dolcemente sul collo del cane. Elegante e bella questa trasmissione con la fune! E' un fluire, un passaggio dell'amore dal Padre verso il Figlio Gesù, verso l'umanità, che scorre e viene donato al popolo, al cane simbolo di Orvinio. Orvinio=Israele! Termina la simbologia della Trinità con lo Spirito Santo, la colomba sul colletto del bambino. L'altro confratello, un orviniese dal forte temperamento, con le vesti della Confraternita del Santissimo Sacramento, qui rappresenta Tertulliano, lo scrittore romano, filosofo e apologeta cristiano, che fu un grande teologo ad esprimere per primo la teologia trinitaria. L'espressione del viso di Tertulliano, pare audace, ma ferma nell'incrociare lo sguardo del Dio Padre, che pare compiacersi della verità emanata, pur mantenendo la solennità del suo viso. Notiamo qui in particolare una somiglianza con il quadro di Raffaello, la Scuola di Atene, dove l'avanzare del confratello blu (il Padre), con lo stendardo, la Terra, è lo stesso movimento di Platone, che indica con la mano destra l'alto, le idee, il bene e con la sinistra tiene il Timeo. Nella postura e torsione della due mani, possiamo rappresentare il mondo e la sua interezza, che il Padre, guida in cammino. Bellissimo questo incrocio, il guardarsi dei due confratelli, la curiosità del bambino, la postura del cane ed in basso a sinistra, l'allegoria del peccato, il serpente, che verrà calpestato. 

Nei cinque soggetti, ognuna ha una direzione propria ma tutti si muovono nella stessa cornice rappresentativa.

Questa è un'abilità artistica, che fa il paio con i personaggi appena accennati sullo sfondo nero, che scesi dal drappo dello stendardo (la Terra) diventano umani in mezzo agli umani e chiudono la processione e la rappresentazione paesana di Orvinio con il suo cane, simbolo in primo piano.

Questa sovrapposizione conclusiva con le figure di Aristotele e Platone sui visi dei due confratelli è una finestra con una tenda trasparente. Come se l'artista volesse invitare lo spettatore a guardare fuori oltre la leggerezza della tenda lo spettacolo della processione, esterno al corpo osservante ma intimo nell'animo e nell'occhio di una camera fotografica. 

SIAMO FATTI DELLA STESSA SOSTANZA DEI SOGNI, E NELLO SPAZIO E NEL TEMPO DI UN SOGNO E' RACCOLTA LA NOSTRA ESISTENZA: l'arte nutre i sogni e la fantasia!

                                                                                                                            PIETRO ATTILIA

27 agosto 2021

Leonardi luigi

 Nato a Orvinio, domiciliato a Poggio Mirteto di professione calzolaio, d’anni 36.

Nel 1859 fece parte come volontario in Perugia, dove combattè il 20 giugno contro i mercenari svizzeri dell’aborrito Pontefice.

Nel 1860 come volontario nei Cacciatori del Tevere sotto il comando del generale Masi.

Nel 1867 si trovava in Alessandria d’Egitto, da dove partì per raggiungere i volontari garibaldini, sotto il comando del colonnello Frigesi; moriva da prode il 3 novembre 1867


Il Monastero Benedettino di S. Salvatore Minore

 Il Monastero sorgeva a 4 chilometri da Scandriglia e fu fondato da San Domenico da Sora.

Questo Santo ricordiamolo, prese l’abito monacale nel monastero di Santa Maria, nel Castrum di Petra Demone. Per avere notizie sulla vita di San Domenico, abbiamo gli scritti del monaco Alberico (vissuto circa 1000 anni fa) che intervistò persone che durante la loro vita conobbero o addirittura vissero con San Domenico. La Biografia di Alberico naturalmente ci parla anche di quando il marchese Uberto andò a trovare San Domenico che conduceva vita solitaria sulla montagna sopra Petra Demone. Ma lasciamo parlare Alberico: ”Piacque talmente la santità di Domenico che lo supplicò, con preghiere insistenti e continue, perché si interessasse ad edificare in qualunque posto del suo territorio che gli sembrasse più adatto, un monastero per i servi di Dio. Il marchese non si stancò di supplicare insistentemente fino a quando non ottenne da Domenico quanto richiesto. E così Domenico costruì in Scandriglia un Monastero che volle fosse dedicato a Cristo Salvatore. Il marchese concesse ad esso una dotazione atta a soddisfare qualsiasi futura necessità e che ancora oggi alimenta con larghezza un numero non piccolo di monaci. Dopo aver costruito quindi un monastero ed avervi riunito molti fratelli, stabilì che uno di essi, di nome Costanzo, uomo molto preparato a questo compito per vita, per scienza e per capacità di parlare, facesse da superiore”, Domenico invece si trasferì insieme a un certo Giovanni sul monte Pizzi in solitudine.

Dunque il monastero fu fatto costruire da marchese Uberto sulle sue terre, Dedicato al Salvatore, fu intitolato Minore per distinguerlo da quello di San Salvatore Maggiore. Il primo abate del monastero di Scandriglia (costruito secondo una pianta rettangolare) fu proprio San Domenico.

Al piano terra del monastero c’erano le officine, al piano superiore le stanze dei religiosi. Il monastero contava due cortili. La chiesa situata a sinistra dell’ingresso principale aveva 3 altari ed alcune nicchie con arredi in marmo ed in legno. L’altare maggiore, con il tabernacolo al centro, aveva decorazioni e miniature dei 4 evangelisti, c’era inoltre l’altare di San Benedetto con quadro e quello dell’Ascensione di Gesù Cristo. Con il passare degli anni la chiesa si arricchì di vari lavori ed opere d’arte come il quadro della Vergine di Farfa tra i SS. Benedetto e Scolastica, di un quadro del Crocifisso ecc. Le notizie storiche che seguono sono tratte Scandriglia di Umberto Massimiani. Nel 1083 il conte Todino cedeva all’Abate di Farfa i castelli di Petra Demone e Scandriglia con le relative chiese e monasteri, che furono dichiarati inalienabili e confermati nel diploma dell’imperatore Enrico IV (1050-1106). L’inalienabilità del patrimonio causò contrasti e lotte con usurpazioni di terre. 


DA CORE A TIVOLI – APPUNTI DI LUIGI MORANDI

 I piccoli paesi di Monticelli e Sant’Angelo a pochi chilometri da Tivoli erano occupati da tre battaglioni del tenente colonnello Paggi, il quale si pose agli ordini di Pianciani. E fu buona ventura codesta, perché il nemico si disponeva ad attaccar Monticelli. Pianciani ordinò al Paggi di lasciare un battaglione sulle alture e di avanzarsi verso verso Tivoli con gli altri due.. Il nemico sospese la marcia nella pianura e ce ne fecero accorti i fuochi notturni, Sull’imbrunire anche l’altro battaglione ebbe l’ordine di recarsi a Tivoli; e alle 5 antimeridiane del giorno 6, S.Angelo e Monticelli venivano occupati dal nemico, che trovò casa vuota. Nella notte, tutti i nostri ufficiali superiori si riunirono a consiglio e deliberarono di abbandonare Tivoli ordinatamente, prendendo la via di Arsoli e le alture di Rio Freddo e Vallinfreda, per appoggiarsi al confine italiano di Orvinio, e là aspettare istruzioni e notizie sicure.

Alle 9 del 6 novembre 1867, la colonna composta di 4 battaglioni, si poneva in marcia con ordine perfetto.

La città era nello squallore; ma la Guardia nazionale stava sotto le armi e promise di mantenere alta la sua bandiera, finché avesse potuto, e in ogni modo, di conservarla, per rialzarla di nuovo e per sempre.

Una trentina di cittadini di Tivoli e de’ vicini paesi, ci seguirono, emigrando volontariamente.

All’una pomeridiana eravamo a Vicovaro; alle 4 ad Arsoli, dove si pernottò. Alle 3 pomeridiane del giorno 8, dopo una marcia sempre ordinata, ma oltremodo faticosa, su per quei monti privi affatto di strade, giungevamo a Vallinfreda, dove risapemmo che Garibaldi stava sotto buona custodia alla  Spezia, e che le truppe italiane avevano sgombrato il territorio pontificio, in cui non restavamo che noi e i pochi volontari comandati dall’Orsini.

Una colonna di 2000 Francesi ci pedinava, occupando successivamente i luoghi da noi abbandonati; non osava tuttavia attaccarci, dacchè noi avevamo sempre posizioni vantaggiose sulle alture, da dove anche le sassate avrebbero fatto meraviglie quanto gli chassepots.

Il restare più a lungo nel territorio nemico sarebbe stata follia.

Ma innanzi di ripassare il confine, si convenne con l’Autorità politica di Orvinio, affinché ai volontari venissero usati i maggiori riguardi.

Pianciani dettò un ordine del giorno, che fu letto tra vivissimi applausi; dacché esprimeva fedelmente le idee di tutti i volontari. 

Alle 10 del mattino il colonnello passava il confine, e al sindaco di Orvinio (Vincenzo Segni) e al Delegato di Orvinio, che gli erano venuti incontro, diresse queste precise parole: “ Io intendo di fare una formale dichiarazione. Al di là del Confine, noi siamo stati soldati della rivoluzione romana; di qua siamo cittadini ossequienti alle leggi del Governo italiano.” Ciò detto si discinse la sciabola e la presentò al sindaco, il quale, commosso, la rifiutò.

Alle sette della sera, al grido di  “Viva l’Italia!” “Viva Garibaldi!”, “Viva il nostro colonnello!”, i quattro Battaglioni deposero le armi, non senza qualche lagrima che invano taluni sforzavansi di celare!

La marcia lunga e disagiata aveva pure avuto qualcosa d’ameno.

Un frate piemontese che ci seguiva, ad ogni quattro passi sfoderava una predica, e diceva roba da chiedi contro il Papa, i Gesuiti, ecc, ecc, ai volontari e ai contadini che stavano a bocca aperta a sentirlo. Per lui il predicare ogni momento era un bisogno, come ne’ cani (Dio mi perdoni il paragone!) quell’abitudine che tutti sanno.




 Circolare indirizzata da mons. Canali al Vicario di Canemorto su alcuni abusi annotati durante la visita pastorale. Rieti 20 giugno 1835.


…………………………………


Prospetto generale dei paesi della Diocesi Sabina quale risulta dagli atti della visita Odescalchi (1833-’36)


………………………………………..

                               Canemorto:

abitanti 1390

sacerdoti        2

chiese        6

parrocchie        1

cappellanie        1

confraternite        2

ospedali        1

monti frumentari -

maestri        1

chierici        4

seminaristi        3

case di religiosi -

religiosi         -

case di monache 1

monache         2

eremiti 2

oratori -

altari 5

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CANEMORTO

Era feudo del principe Borghese. Residenza di un governatore. “E’ comune principale. Evvi la Brigata dei Bersaglieri, che molto inquietano la popolazione, ed il Parroco”. Residenza del vicario foraneo, che “una volta risiedeva a Pozzaglia che reclama quest’onore”.

 

Introduzione alla visita

Mons. Canali vi giunse nel pomeriggio del 24 settembre 1836 proveniente da Poggio Moiano. Il viaggio fu molto disagevole per la “pessima strada”.

Fuori del paese venne accolto dal parroco, dalla popolazione, dai bersaglieri e dalla banda musicale. Alloggiò presso l’avvocato Gregorio Morelli.

La mattina del 26 partì per Petescia. Dopo aver visitato le parrocchie di Montorio in Valle e Pozzaglia, ritornò a Canemorto il giorno 1 ottobre “per sistemare il controverso luogo per la fabbrica della nuova chiesa”. In tale occasione il prelato prese visione della documentazione presentata dagli architetti Raimondi e Valadier.

A causa di una pioggia dirotta dovette trattenersi fino al giorno 4 ottobre quando partì per Scandriglia.

Popolazione

Anime 1390. I confini della parrocchia coincidono con quelli del comune.

Assistenza ostetrica: 1 levatrice: Maria Angela Segni.


Clero

Don Giuseppe Giammattei di anni ventisette di Canemorto nominato parroco dall’Odescalchi.

Don Giacomo Francorsi di anni cinquantaquattro di Canemorto maestro di scuola di “ottimi costumi”.

Chierici minori: Fabri Domenico di anni ventidue, Mastrangeli Fausto di anni diciannove, Bernabei Vincenzo di  anni venti tutti presso il seminario di Magliano.

Chierico coniugato: Felice Francorsi con mansione di segretario della parrocchia.

Eremiti: Angelo Persiani in S. Maria del Piano ambedue di anni sessanta.


Stato materiale delle Chiese

Per il titolo della chiesa parrocchiale si ha una difformità. Infatti, mentre nel prospetto generale riportato da convisitatore si identifica il titolare in S. Nicola di Bari, il parroco nelle sue risposte ai quesiti afferma: “La Chiesa parrocchiale di Canemorto in Sabina ha titolare l’Arcivescovo di Mira S, Niccola (sic): fu consacrata nel dì 31 marzo 1536 da Monsignor Santorelli e si sa che d’essa fu riedificata nell’anno 1530 e nell’anno poi 1680 venne ridotta alla forma, in cui oggi si vede, e dietro istanza di. Questa illustre Comunità fu dall’Abbate Nuro (?) di chiara memoria accresciuta nel 1716 di due retrostanze, di una sagrestia, e di altre tre stanze sovraposte”.

La manutenzione, per decreto della Sacra Congregazione del Concilio in data 13 maggio 1679, spetta all’Abate pro tempore della chiesa di S. Maria del Piano “godendone quegli tutto l’utile della decime in circa annui scudi 900. Dalla morte dell’Abate Gaspare Gaffarelli, non è stato eletto altri e, quindi, non si provvede alla chiesa”.

La chiesa ha cinque altari. L’altare maggiore dedicato a S. Nicola di jus  patronato della confraternita del SS. Sacramento. Altari della Madonna delle Grazie, di S. Rocco, della SS. Trinità eretto nel 1709 da Caterina Basilici; altare della Madonna del Suffragio eretto nel 1718 da don Giacomo Marcangeli e di jus patronato della sua famiglia.

Chiesa di S. Maria dei Raccomandati, una volta dei padri conventuali venne in possesso della comunità il 14 maggio del 1816 con strumento notarile del notaio Domenico Marcangeli di Canemorto. Vi è eretta la confraternita del. Confalone. Ha cinque altari. Madonna dei Raccomandati, s. Antonio da Padova, S. Lucia, Madonna del Rosario, S. Francesco d’Assisi. Ha il campanile con tre campone. Non ha battistero. Vi è il cimitero contiguo al coro, ma “sono più di venti anni che non vi è stato sepolto alcuno”.

Poco distante dal paese vi è la chiesa di S. Giacomo Maggiore di jus patronato del principe Borghese.

Santuario della Madonna di Vallebona “eretto dalla discreta pità del popolo fin dal principio de 1600 sulle ruine del castello diruto di tal nome”.

Poco distante dal santuario c’è la chiesa di S. Giovanni Battista. 

Chiesa di S. Maria del Piano tenuta un tempo dai Padri Benedettini, ma attualmente quasi abbandonata al punto che “la fabbrica è in cattivo stato”.


Stato patrimoniale delle chiese

“Il parroco non ha altra rendita di quella di scudi 100 che gli vengono annualmente pagati sulla rendita dovuta all’abate commendatario il quale percepisce l’intiera rendita vistosa della Badia”.

“Essendo la casa parrocchiale sfornita di tutto” e in pessimo stato, il parroco risiede nella abitazione di famiglia.

Vi sono soltanto benefici semplici: quello del Purgatorio attualmente vagante e quello della SS. Trinità.


Congregazioni laicali

Compagnia del SS: Sacramento istituita il 25 giugno 1585. La divisa era composta da sacco bianco con rocchetti rossi ai lati di color paonazzo, ossia celeste. Era aggregata alla omonima compagnia della Minerva in Roma.

Contava cento iscritti e aveva un reddito annuao di scudi cinquanta.

Compagnia del Confalone e dello Spirito Santo eretta nel 1660, riunite il giorno 8 ottobre 1822 da mons. Foscolo, aggregata all’arciconfraternita di S. Lucia in Roma.

Pia unione di Sorelle della Carità istituita in occasione delle missioni del 1807 con approvazione del vesovo diocesano con lo scopo di accudire agli ammalati.


Vita cristiana

Dottrina cristiana: durante il periodo invernale, contrariamente all’estivo, intervengono molti. Si usufruisce dell’aiuto delle Maestre Pie.

Devozioni popolari: nel settembre 1834 venne introdotta una processione in onore di S. Filomena dietro il dono di una reliquia della santa e di un suo quadro fatto da monsignor Anselmo Basilici.

Dal 20. Giugno 1832 fu introdotta la novena a S. Filippo Neri il cui giorno di festa è di precetto come a Roma.


10 febbraio 2021

La Madonna di Vallebona e le Confraternite di Orvinio di PIETRO ATTILIA



Che dire di Orvinio, delle sue bellezze, della sua posizione geografica, del suo aspetto "fotogenico" e dell'immagine a prima vista che sorprende e affascina il visitatore, che sia un passante frettoloso o un turista innamorato? Che dire  anche di quanti hanno scritto e fotografato Orvinio? Quante belle immagini, fotografiche e pittoriche! Quante ispirazioni! Oggi ne raccontiamo una (di ispirazione) in ordine di tempo che è venuta al nostro Gianni Forte. Gianni è una persona discreta, non cerca visibilità, anzi a volte ne ha quasi spavento e la sfugge; non tutti gli orviniesi lo conoscono, se non per averlo intravisto passeggiare o solo per un saluto fugace quando ci si incontra per strada. Tanta modestia si sposa con la sua gentilezza e sensibilità, che si manifesta  in una raffinata cultura e fantasia, particolarmente espressa su una tavolozza con il pennello. 
Da un opera del Caravaggio (contemporaneo del Cavalier D'Arpino, per averne frequentato la Bottega, dalla quale uscirono anche le prime pennellate del nostro Manenti) San Matteo e l'Angelo, Gianni si è ispirato per fare una sua opera che rappresentasse Orvinio, nella sua religiosità, con i costumi delle Confraternite e dei suoi personaggi. A memoria non sembra che queste siano mai state rappresentate in qualche opera. Infatti sono le Confraternite, al centro, che spiccano nelle figure dei due pellegrini in ginocchio, in adorazione della Madonna con il Bambino. Quì Gianni sempre innamorato del Caravaggio, ha voluto riproporre la rappresentazione di un'altra opera: la Madonna dei Pellegrini (visibile nella Chiesa di S. Agostino a Roma). In questo quadro c'è una raffinata sovrapposizione con due figure nello stesso personaggio, prestato dall'altro quadro l'Angelo di San Matteo. E' la figura del caro zio Armando (in posa come San Matteo) che ascoltato l'Angelo, rappresentato da un altro mitico concittadino, Franco chiamato "Spartaco", e qui dove avviene la sovrapposizione? Zio Armando (San Matteo) rivolgendo lo sguardo in ammirazione, ritorna in ginocchio pellegrino, assieme all'altro pellegrino, il nostro amatissimo Renato. E sono i nostri due Confratelli ad adorare la Madonna di Vallebona, sostituita  con la Vergine del Caravaggio (abile gioco di Gianni). Unendo le due riproduzioni  del Caravaggio risaltano quindi le due Confraternite, ben mostrate nelle pale laterali del quadro, che vanno in processione, insieme con gli altri personaggi di Orvinio ed alle Autorità, verso il centro, verso Vallebona, simbolo di forte attrattiva orviniese, sia essa religiosa laica o spirituale.

Questo trittico (misura 230x120 cm.) che ci riporta all'antico, in chiave moderna (in tempo di covid), è una somma di combinazioni sentimentali: la fede, la tradizione nei costumi, l'amore verso i deboli.

Si dice che un grande artista adopera tutto ciò che si è conosciuto o scoperto nella sua arte fino a quel momento, poi va oltre ciò che è stato conosciuto e crea qualcosa di suo. E qui dobbiamo riconoscere "quel suo di Gianni" che lo fa (anche se lui per modestia rifiuterà) grande.

                                                                                                                                                Pietro Attilia                                                                                                                                                                                                                                            

09 febbraio 2021

Se Mattarella chiama noi siamo pronti!

 


Orvinio festeggia i cento anni di CAMILLO FABRIANI ( ilMessaggero.it del 7 febbraio 2021)

 

Era l'inverno del 1927, ad Orvinio c'era la neve, circa tre metri e mezzo. I ragazzini, uno in particolare, scavavano gallerie dentro la neve gelata con palette improvvisate, mentre il Marchese Annibale Berlingieri veniva messo in salvo con grosse tavole di legno per agevolare l'accesso verso Roma.

Di storie ed aneddoti ne esistono tanti e non basterebbe un'enciclopedia per ricordarli tutti. 

Questa è la storia di Camillo Fabriani, nato ad Orvinio l'8 febbraio 1921, che proprio nel 2021 compie 100 anni. Un secolo di storia dell'Italia, vissuto da italiano doc: Aviere, sommo Contabile, Ufficiale della Repubblica, Cavaliere della Repubblica, Presidente dell'Associazione Combattenti e Reduci di Guerra dal 1999 al 2015, anno in cui la sezione venne sciolta, marito, genitore e nonno amorevole, Camillo è l'orgoglio del nostro Comune. Camillo ha vissuto la seconda guerra mondiale come marconista addetto alle comunicazioni sugli aerei. L'8 settembre 1945, dopo l'armistizio con gli alleati, trovandosi all'aeroporto di Capodichino, tornò ad Orvinio a piedi e, per un breve periodo, venne fatto prigioniero dai tedeschi. Lo ritroviamo, durante gli anni della ripresa economica, impegnato a sbrigare pratiche presso l'Ufficio del Registro di Orvinio e, successivamente presso gli uffici di Roma. Con la pensione si dedica maggiormente alle attività agricole presso i terreni di famiglia, sua grande passione, gestendo i frutti del duro lavoro e riscoprendo altri hobbies a lui molto cari, tra cui la pittura. Custode di un patrimonio storico immenso, ancora oggi aiutato da una memoria vivida ed un fisico integro nonostante la veneranda età, vive nel paese in una confortevole dimora, al fianco della sua amata moglie Adelina. Nei momenti conviviali è attorniato dal calore dei figli e dei numerosi nipoti e pronipoti. Ancora oggi è solito indirizzare lunghe epistole sulle varie problematiche e questioni sia familiari, sia legate al paese stesso, come per esempio sulla salvaguardia del monumento ai caduti, oggetto in passato di progetti di riqualificazione e ampi dibattiti. Molte di queste testimonianze di recente sono state raccolte nel progetto "BORGHI NARRANTI", che fanno di Camillo anche un abile oratore ed un novello youtuber.

L'augurio più sincero per questo primo secolo appena trascorso da parte di tutta la cittadinanza orviniese ed un ringraziamento particolare ai nipoti Simone, Silvia, Flaminia, Alessandro e Marco che mi hanno supportato nel ricordare alcuni passaggi di questa storia di vita meravigliosa.

10 luglio 2018

Storia d'Italia e di Orvinio

32 a.c. - Quinto Orazio Flacco, il famoso poeta latino si vede regalare da parte di Mecenate, suo amico, patrocinante di artisti e letterati, una villa sontuosa nella Bassa Sabina (cd Villa di Orazio di Licenza). Orazio, nel periodo che visse in questa villa descrisse  nelle sue opere la bellezza  della natura circostante. A Vacone altro comune laziale si trova una villa attribuita ad Orazio.

3 - Ovidio inizia la composizione delle Metamorfosi

15 - Nasce Fedro

26 - Tiberio si ritira a Capri e Livio inizia a scrivere “Ad Urbe Condida”.

64 - Incendio di Roma. Nerone accusa i cristiani.

79 - La città di Pompei , importante centro vinicolo, viene distrutta a seguito dell’eruzione del Vesuvio. Muore Plinio il Vecchio.

180 - Muore Marco Aurelio presso Vindobona (Vienna)

366 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Paolo.

395 - L’impero Romano è diviso in due: Teodosio morendo ha lasciato l’Occidente al figlio Onorio e l’Oriente all’altro figlio Arcadio. Anche se Roma rimane il centro spirituale, le vere capitali sono Milano e Costantinopoli.

402 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Fiorentino.

455 -Pochi anni, dopo Roma subisce la seconda umiliazione. Partito dall’Asia centrale, Attila si mette in marcia coi suoi Unni. Le popolazioni del Veneto, per sfuggire all’invasore, sono fuggite in massa dalla terra ferma e si sono rifugiate nella laguna, dove innalzano le loro case di legno su palafitte (Venezia).

465 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli fino al 504 è Candido.

545 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è san Generoso (ucciso dai Goti).

593 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Anastasio I, fino al 601.

649 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Decorato.

678 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Maurizio fino al 680.

721 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Anastasio II .
741 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni I.

769 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Teodosio fino al 773.

800 -La notte di Natale Carlo Magno viene incoronato imperatore dei Romani da Papa Leone III in S.Pietro:così sorge il Sacro Romano Impero.
C’è sempre un discendente che sistema le eredità: a quelle di Carlo Magno provvidero figli e nipoti. Morto il grande sovrano, il suo impero finisce per smembrarsi in  tanti stati e staterelli. Nascono così i feudi che il re da’ in godimento ai suoi fedeli.
La scala del potere: il re, i vassalli, il valvassore, il valvassino, il milite e infine l’artigiano e il servo della gleba.
E il servo della gleba se gira su una strada con il suo carro paga il bollo di circolazione, se cammina sulla riva paga il “rivatico”, se attraversa un ponte paga il “pontatico” se pasce le mucche paga l”erbatico” e inoltre andava a fare la guerra per ordine del suo signore.
La vita del feudo si svolge attorno al Castello, sotto le sue mura c’è il Borgo.
Attorno al Castello e al Borgo si lavorano i campi e si allevano animali.
Nascono allora i titoli di commendatore e di cavaliere. Certi titoli si davano solo a quei prodi guerrieri che si erano distinti al servizio della Chiesa, in difesa degli umili, degli oppressi e delle donne.

817 Intanto Inizia la costruzione di S. Maria del Piano sotto il titolo dell’Assunta di qua dal rivo (fosso di S. Maria) che divide dagli altri il territorio di Canemorto lungi un miglio dall’abitato verso oriente (Notizie del Giorno del 20 ottobre 1842)

826 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Sebastiano.

850 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Calvo.

853 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Orso.

861 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è  Leone.

877 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Pietro.

917 – Orvinio si chiama Malasorte.

945 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Umberto.

953 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni II fino al 963.

964 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Benedetto I.

971 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Amazzone fino al 992.

993 -Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Gualtiero fino al 1000.

1000 – “Mille e non più Mille” 
La leggenda narra l’angoscia della gente sconvolta dall’incubo in attesa di un’alba che deve segnare la fine dell’universo. In tutta la penisola le città vengono distrutte, le abitazioni smantellate, la campagna ridotta a un deserto e i castelli smantellati. 
E’ l’alba del primo giorno dell’anno mille e visto che le ore continuano e la vita pure, molte cose cambiano.
E’ l’anno in cui risale il Castello Sinibaldi in loc. Castello, di circa 500 anime 35
Si accentua il distacco fra città e campagna. La prima viene lentamente rifiorendo nella collaborazione fra il vescovo e i burgenses artigiani e mercanti. La seconda si ripopola per la maggiore sicurezza pubblica seguita alla cessazione delle grandi scorrerie saracene e vede piano piano attenuarsi  l’asprezza dei rapporti fra signori e servi nelle proprietà fondiarie.
Da questo momento comincia la vera storia degli Italiani. Nelle città e nei borghi incomincerà ad avvertirsi un risveglio economico che diventerà ben presto una vera rivoluzione contro l’ordinamento feudale: ma soprattutto rifioriranno quegli interessi culturali e artistici che le invasioni barbariche avevano spento nel terrore e nella miseria.
E’ un’alba che lascia intravedere una luce nuova che illuminerà la figura di un grande del pensiero e della poesia: Dante.
Per difendersi e per commerciare, le città marinare armano soldati e navi, proteggono con mura le città, le case e i porti, costituiscono un loro governo e diventano repubbliche indipendenti.
Liberano il mediterraneo dai pirati saraceni e stabiliscono rapporti con il mondo arabo.
Pisa e Genova scacciano i saraceni dall’ Elba, dalla  Corsica e dalla Sardegna. Venezia acquisisce il monopolio di tutti i traffici con il Levante.
I pellegrini cristiani si mettono in viaggio per raggiungere  il Santo Sepolcro, come i maomettani vanno alla Mecca. Cercano almeno una volta nella vita di vedere la Città Santa.
Dopo il Mille come abbiamo già detto molte cose cambiano: in campagna i servi della gleba chiedono di essere liberi e vogliono più terre da coltivare; la città cresce e gli artigiani diventano imprenditori o industriali.
Si lavorano dodici ora la giorno ma ci sono cento feste da celebrare.
La maggior parte del potere è detenuto dalla nobiltà.
Ogni classe tende a organizzarsi in corporazioni. Il Comune è una nuova forma di governo, libera e repubblicana: è un vero Stato sovrano: ha un parlamento, fa leggi, un consiglio maggiore che viene convocato col suono della campana e tratta le questioni più importanti.
All’inizio le cariche più importanti sono affidate a due consoli, eletti tra i cittadini più rappresentativi; poi vengono sostituiti con un podesta’, che offre maggiori garanzie di imparzialità: viene da fuori e ha un mandato abbastanza breve.
Ogni città ha tre piazze: quella della cattedrale, quella dove sorge il Municipio e quella del mercato.
     Le strade hanno nomi che rivelano le principali attività degli abitanti: via degli orefici, piazza argentaria(largo Argentina). Nascono le banche e le assicurazioni, si inventano le cambiali e la partita doppia.
Vescovo della Diocesi tiburtina è Bosone fino al 1029.

1011 – la pertinenza di Petra Demone è attestata tra i confini di una terra in località Piccarella e l’incastellamento de sito. Prima del castello esisteva in quel luogo un monastero di S. Maria nel quale prese l’abito  monacale S. Domenico di Sora

1022 - Il territorio di Orvinio viene chiamato Malasorte o Malamorte (1022- 1062)

1030 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Benedetto II fino al 1959.

1059 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni III fino al 1071.

1062 -Orvinio viene chiamato Canemorto

1071 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Adamo fino al 1077.

1078 -  Gerusalemme cade sotto il dominio dei Turchi  che vietano l’accesso ai fedeli giunti dall’Europa

1096 - Il Pontefice, Urbano II, riunisce il concilio a Clermont, in Francia, e lì bandisce la crociata.
Contadini, servi, artigiani si mobilitano e diventano crociati. Grandi masse di umili accorrono sotto i vessilli con la croce. 
E’ un esercito di 100.000 uomini guidati da Goffredo di Buglione. Di lui parla Dante nel “Paradiso” e lo mette tra coloro che lottarono per una causa generosa. Torquato Tasso nella “Gerusalemme Liberata” dice di lui:”canto l’armi pietose e il capitano che il gran sepolcro liberò di Cristo..”.
Alla prima crociata ne seguono altre sei.
Venezia si rafforza nel Levante e l’espansione turca verso l’Europa si frena. Si mettono a confronto due culture: l’islamica e la cristiana e la cristiana ne esce arricchita.
Per la difesa del Santo Sepolcro vengono fondati alcuni ordini cavallereschi, ai quali si appoggiano i Sovrani Cristiani d’Oriente.

1109 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Pietro II.

1110 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Manfredo.

1125 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Guido Cardinale.

1155 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Ottone.

1179 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Milone.

1182 -il 26 settembre  nasce Francesco di Pietro di Bernardone, il poverello di Assisi.
      E’ l’epoca anche dei viaggiatori che, per i loro commerci, affrontano itinerari sconosciuti e scoprono paesi nuovi. Forse il più grande di tutti è un giovane veneziano di 17 anni, Marco Polo, figlio di Niccolò, mercante in pietre preziose.
     Poi è la volta  dei Normanni  (abitanti del Nord) che dalla Scandinavia sbarcano sulle spiagge francesi della Manica , si impadroniscono di quella terra che si chiamerà Normandia e arrivano nell’Italia Meridionale. Guidati da Roberto il Guiscardo sconfiggono papa Leone IX che si era alleato con i Bizantini. Il regno dei Normanni passa, poi, con gran parte dell’Italia a Federico di Svevia, nipote di Federico Barbarossa
     Agli inizi del Trecento il Comune va in crisi. I ricchi  non intendono cedere i loro privilegi e il popolo che ha ben pochi diritti cerca di farsi avanti per ottenere giustizia.
     Sorgono le fazioni che se le danno senza riguardi e non serve cercare uno di fuori per la carica di podestà perché il capitano non lo lascia fare e lo controlla.
     La borghesia non è in gradi di controllare tale situazione.
    Così si fa avanti e si impone la figura del “signore”, che quasi  sempre è un personaggio dotato di mille risorse nell’immaginare programmi e nel farli rispettare; Cane, che i sudditi appellarono Grande, della famiglia degli Scaligeri, è descritto come un condensato di tutte le virtù: “Intelligenza fine e acuta, schiettezza, lealtà, coraggio, audacia”.
     Quando muore, a trentotto anni, oltre a Verona, che è la sua base, comanda a Vicenza, a Padova, a Treviso e a Cividale.
     Il signore si pone al di sopra di tutti, deciso a far osservare le leggi e ad imporre ad ognuno i suoi doveri: mette fine ai contrasti tra i cittadini e obbliga a pagare le tasse a seconda dei redditi; si crea infatti in questi tempi l’Estimo, un Ufficio per valutare i beni mobili e immobili.
     Formalmente le vecchie istituzioni vengono rispettate, le assemblee popolari, i consigli funzionano, anche se il regime è dittatoriale: conta solo lui, il capo, a cui tocca l’ultima parola quando c’è da decidere.
     E diventa principe e trasmette titolo e prerogative ai suoi successori. Per garantirsi appoggi e sicurezza, chiede protezione all’imperatore o al papa.
     Questo sire  ha però la tendenza a inguaiare i propri sudditi perché essendo bramoso di nuovi domini va all’assalto di altre città. Eppure in quegli anni la vita è assai piacevole: le strade ben selciate, le donne portano biancheria finissima e gioielli, si vendono cosmetici. Gli Italiani sono i più puliti d’Europa.. Ma nei piccoli centri la gente, dedita principalmente all’agricoltura,  è poco portata alle novità e alle avventure e  nelle città gli studenti non sopportano alcuna prepotenza né i vincoli imposte dalle signorie.

1083 – Il conte  Todino, insieme con la madre Zita e la moglie Gaita, dona a Farfa il Castello di Petra Demone, nome derivante da una pietra rossa usata per culti pagani. Questo maniero viene distrutto in epoca medievale.

1084 – Il conte Erbeo figlio di Todino Conte fa dono a Farfa delle pertinenze poste nel castello di Petra Demone.

1100 – la chiesa – santuario della Madonna di Vallebuona viene fondata nel XII sec., nei pressi vi sono i resti del borgo medievale e del castello, che appariva già in documenti del XII secolo e che cambiò padrone tantissime volte, includendo il casato dei Mareri, Federico II, Carlo D'Angiò, i Boccamazza , fino a far parte del territorio di Canemorto.

1210 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è  Giacomo Antonio Colonna

1219 -  avviene il restauro di Santa Maria del Piano. La data del 1219 si rileva da una iscrizione incastonata nella facciata in una pietra di fondo, nella nicchia di un archetto. L’iscrizione dice: “Bartholomeus hoc op fieri feci 1219”.
 Vescovo della Diocesi tiburtina è Claro.

1248 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Todino.

1252 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Berardo.

1260 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Gottifredo.

1273 - Lo statuto di Vicovaro  del 1273  nasce da un accordo  tra i signori del feudo e gli uomini dela Comunità e contiene i privilegi  e gli obblighi pattuiti tra Francesco, Giacomo Napoleone, Matteo di Orso Orsini e l’università degli uomini di Vicovaro..
Al suono delle campane e al richiamo del banditore, il 29 ottobre del 1273 si radunavano nella corte del castello tutti gli uomini della terra di Vicovaro dove, accanto agli Orsini erano presenti Giacomo, vescovo di Tivoli, Buonconte, signore del castello di Canemorto ed altre personalità.
Dai 41  capitoli dello Statuto appare chiaro che l’amministrazione del feudo spettasse alla curia (Orsini). Sui massari, dai quali dipendevano i vassalli, gravava il compito di esigere i diritti della curia. Veniva stabilito che in caso di guerra i vassalli dovevano seguire  il proprio signore, a costruire opere di difesa. Venivano fissati i compensi per le prestazioni d’opera dei muratori, falegnami, calderari ecc..
Una integrazione allo statuto disponeva di punire i bestemmiatori con 50 soldi per chi bestemmia Dio e la Vergine Maria,; 15 soldi per gli altri Santi o Sante.; condannare chi lavorava la domenica e giurava nei giorni festivi con pene diverse a seconda se i reati venivano commessi di giorno o di notte..
Chi ruba frumento o paga o gli viene tagliata una mano; chi ruba cavallo o altro animale della stessa taglia o paga o gli viene cavato un occhio; per bestia minuta o paga o gli viene tagliata un’orecchia. Se alcuno entrerà in vigna  di altri e raccoglierà più di tre raspi debbe essere posto  e litigato in catena in piazza per tre ore; la moglie adultera perdeva la dote; le violenze sessuali erano punite con il taglio del piede;; se un figlio commette reato sia imprigionato per il tempo che crederà opportuno il padre.

1282 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giacomo.

1318 – Gli abitanti del Castello di Pietra Demone fondano il libero comune sotto la protezione della comunità farfense. 
Vescovo della Diocesi tiburtina è Sabarizio.

1319 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giacomo II.

1320 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è  Giovanni IV.

1321 - Muore Dante Alighieri, il padre della lingua italiana.

1337 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Fra Branca.

1338 – L’Abbate farfense Giacomo IV nomina vicari di Pietra Demone i nobili Stefano Colonna e Rainaldo Orsini.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni V.

1342 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Nicolò I.

1343 - Le pertinenze di Petra Demone si estendono per un circuito di 18 miglia. Una visita pastorale riporta solo il “castrum Petra Domini” e la presenza di quattro chiese e tre cappelle dipendenti.

1349 - Vescovo della Diocesi tiburtina è Daniele.

1356 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Filippo card. Gezza de Rufinis.

1380 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Pietro III Cenci.

1382 – Il paese risulta venduto alla famiglia Colonna

      Nel XIV e XV secolo le classi che hanno costituito la forza politica dei Comuni perdono ascendente  e si dedicano con profitto agli affari; scade la loro influenza e conta di più la moltitudine che si sente finalmente difesa dai soprusi.
      Ha origine in quest’epoca lo stato moderno. E’ l’epoca di Donatello, Brunelleschi, Giotto, dei Guelfi e dei Ghibellini.

1389 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Pietro IV Staglia.

1398 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Domenico I de Valerinis.

1418 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Sante da Cave.
   
1419 – Nei documenti del 1419 il territorio di Pietra Demone è definito disabitato.

1427 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Nicolò II de Cesari

1448 –Il castello di Pietra Demone viene definito come “distrutto”.

1450 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Lorenzo dei Minori.

1471 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Antonio Lupi.

1485 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Antonio Grassi.

1491 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Evangelista Maristelli.

1492 -   è l’epoca della scoperta dell’America . Si formano gli imperi coloniali: la Spagna conquista tutta l’America Latina, tranne il Brasile che se lo prende il Portogallo; al nord,  i Francesi e gli Inglesi piantano la loro bandiera su vasti territori, l’Olanda si sistema nelle regioni indiane. Di conseguenza decade la potenza politica dell’Italia che , divisa, non regge alla concorrenza e conta sempre di meno.

1494 - Gli Italiani aprono le porte agli stranieri: è la volta di Carlo VIII di Francia.

1498 – Savonarola parla troppo: finisce sul rogo

1499 – Adesso è Luigi XII di Francia che scende in Italia e conquista Napoli e Milano.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Angelo II Leonini.

1500 – La chiesa di S. Maria di Vallebuona ( chiesa  guasta in un castello disfatto) viene  rifatta dagli uomini di Canemorto, in seguito a una serie di miracoli legati a una sua immagine. Il Piazza conferma che è oggetto di grande devozione e che vi si trova annesso un dormitorio.

1503 - Leonardo da Vinci dipinge “La Gioconda” nota anche come Monna Lisa

1509 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Camillo Leonini.

1513 - Canemorto non è ancora comunità ma semplice Villa (Castello con sottostante nucleo di case). Esisteva il Castello di Vallebona al pari di quelli di Petescia, Montorio e Pozzaglia. L’esodo degli abitanti di Vallebona viene effettuato tra il 1513 e il 1600. Infatti la casa dove nacque Vincenzo Manenti è compresa nel gruppo di case fabbricate in Orvinio dagli ex abitanti di Vallebona. In questo periodo nasce il nuovo nucleo di Orvinio comprendente via Segni da Porta dell’Arco a Porta Romana, via del Giardino dal portone n.14 fino a Piazza Vittorio Emauele III, corso Vincenzo Manenti da via Ripetta a Porta Romana, le due porte suddette e il Borgo compreso tra le salite del Borgo e via Nuova ora Cesare Battisti.
Vescovo della Diocesi tiburtina è Francesco Card. Soderini

1517 – In Germania c’è Lutero con le sue proteste
1519 - Pietra Demone viene ceduta a Vico di Cantalupo Bardella che la tennero fino al 1587.

1517 – Giordano Orsini d’Aragona concede a Giordano de Cola di Basilio Basilici da Canemorto con un provvedimento del 1517, privilegi per se e per i suoi figli per gli innumerevoli servigi resi alla casata  da lui, suo padre, dai suoi antenati e da tutta la sua famiglia.

1528 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Marcantonio I Croce

1536 – viene consacrata la chiesa di S.Nicola  di Bari di Canemorto (31 marzo), rifatta in epoca barocca, con interessante grazioso interno a forma ovale. Essa viene costruita per alleviare i disagi degli abitanti di Canemorto costretti a recarsi fino ad allora per le funzioni religiose a Santa Maria del Piano distante circa due chilometri dal paese.  


1530 – Carlo V scende anche lui in Italia dove viene incoronato imperatore e re d’Italia.

1545-1563 – Il lungo Concilio di Trento combatte i Protestanti.

1554 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni Andrea Croce.

1556 – Carlo V va in convento.

1558 – Canemorto passa dalle dipendenze degli Orsini a quella dei Tuttavilla

1571 – A Lepanto Cristiani e Turchi si combattono. Vincono i primi. Da allora ogni giorno il  mezzogiorno viene salutato con lo sparo di un cannone sul Gianicolo.

1573 – Canemorto passa dalle dipendenze dei Tuttavilla a quella dei Muti, sotto la quale, specialmente sotto Carlo Muti, il paese raggiunge la sua massima potenza.

1580 - Il castello di Orvinio di proprietà degli Orsini passa ai Muti i quali possederono il feudo fino al 1636 allorchè passò ai Borghese col titolo di Ducato.

1582 – Nasce il Convento francescano della chiesa di Santa Maria di Raccomandati. 
Il 24 febbraio Papa Gregorio XIII adotta il calendario che porta il suo nome (gregoriano).

1583 - Il tribunale di Canemorto era dei duchi Muti

1585 – Mentre a Roma viene fondata ufficialmente l’Accademia di S. Cecilia, il 25 giugno  nasce a Orvinio la Confraternita del Santissimo Sacramento. Inizialmente la stessa era aggregata all'omonima compagnia della Minerva di Roma e vanta circa cento iscritti. Attualmente è composta da circa settanta confratelli e la propria divisa consiste in un camice di colore bianco, legato per la cinta da un cordone rosso e bianco, sovrastato da un ampio colletto rosso e riportante sul lato sinistro il proprio stemma. La sede è situata presso la Chiesa Parrocchiale di Orvinio "San Nicola di Bari". È comunemente detta dei "Càmici d'Abballe". Da circa un decennio la Confraternita è validamente supportata anche da un gruppo di "consorelle" che, nonostante in numero notevolmente minore rispetto ai confratelli, si occupano dell'ordinaria manutenzione dei beni della Confraternita, partecipano attivamente, indossando un foulard di color celeste, alle cerimonie religiose con canti e preghiere ed  aveva un reddito annuo di 50 scudi.

1587 - Gli eredi di Vico di Cantalupo Bardella rivendono Pietra Demone a Federico del Bufalo dei Cancellieri; gli abbatti di Farfa e soprattutto i monaci rivendicano il possesso di questo castello e il suo territorio, facendo aprire un processo perché tornasse ancora una volta in loro possesso.

1595 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoliè Domenico II card. Tosco.

1600 - Nasce a Canemorto Vincenzo Manenti (+ 1674)

1605 – Sulpizio Basilici figlio di Ovidio Basilici  sposa Bernardina Cervelli figlia di NicolAngelo. Tra i testimoni alle nozze Ascanio Manenti . Lo stesso giorno si sposa anche Caterina la figlia di Ovidio con Domenico Cervelli, figlio anch’esso di NicolAngelo. Fratello e sorella Basilici con sorella e fratello Cervelli. Sia la famiglia Basilici che la famiglia Cervelli hanno la propria cappella nella chiesa di Santa Maria dei Raccomandati. NicolAngelo (Nicola Angelo o Colagnolo) ha uno stemma che ancora oggi si trova sopra la casa di famiglia in corso Manenti  di fronte all’attuale ristorante del “somaro” (il vecchio emporio di Ugo Frezza).
Altrove Miguel de Cervantes pubblica la prima parte del “ Don Chisciotte”

1606 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni Battista Tosco.

1612 - Viene eretta la chiesa di San Giacomo per munificenza del barone Muti, duca della Muzia. La certa datazione dell’edificio , consente di escludere che sia stato progettato da Gian Lorenzo Bernini, allora soltanto tredicenne (1598-1680).

1614 Mentre in Sicilia inizia la più lunga eruzione dell’Etna della storia, a Orvinio viene sconsacrata la Chiesa di San Giacomo

1621 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Bartolomeo card. Cesi.

1622 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Marcantonio II card.Gozzalino.

1624 -  Pozzaglia chiamata Puzzaglia, Putalea nelle scritture in latino, per via del suo territorio ricco di pozzi d’acqua, aveva un rapporto di odio e amore con Canemorto. Dopo quattro secoli è ancora così. Tanto per dirne una c’è una controversia infinita tra i due paesi circa il possesso di S. Maria del Piano che si trova esattamente a metà strada. Di qualcuna di queste controversie abbiamo notizia. In una riunione del 20 luglio 1624, ad esempio, il dott. Andrea Basilici, che fa parte del Consiglio della Comunità di Canemorto con il ruolo di Priore, investe l’Assemblea di un problema legale. Pare che l’avvocato scelto per patrocinare la sua causa contro “quilli di Puzzaglia” non fosse all’altezza e così fa pressioni al Consiglio per sostituirlo.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Mario I Orsini.

1625 - Il tribunale di Canemorto era dei Borghese, duchi di Canemorto.

1633 – I Muti cedono il ducato di Vallemuzia tramutato in quello di Canemorto ai Borghese e ottengono in cambio il ducato di Rignano  
Nel frattempo Galileo Galilei viene obbligato ad abiurare la teoria eliocentrica.

1634 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giulio card. Roma-

1638 - La campana piccola di S.Nicola fusa forse proviene dalla vecchia chiesa

1643 – Costruzione della chiesa di Vallebona; l’esodo sarebbe avvenuto prima di tale data. Nell’interno della chiesa si possono ammirare vari dipinti e affreschi di Vincenzo Manenti.

1647 – Un po di caos a Napoli: c’è di mezzo Masaniello.
Vediamo ciò che accade, nel frattempo,  in luoghi più vicini a noi.
Lo Stato Pontificio altro non è che un  insieme di stati mancanti di un ossatura politica e economica, caratterizzato da un grande guazzabuglio e commisura di poteri i cui organi non hanno ben delineati funzioni civili da quelle religiose.
La religione come strumento del regno ha raggiunto l’estremo culmine provocando il caos con gli abusi e le ipocrisie della monarchia assoluta di tipo elettivo che è il papato.
I signorotti delle grandi famiglie non permettono che i i loro interessi familiari scivolino nel  pur minimo rapporto di vassallaggio nei confronti della Sante Sede, sentendosi essi stessi  capi di un piccolo stato (nello Stato) sul quale esercitano la loro forza giurisdizionale basata sul possesso di una carica trattata come proprietà privata.
Caratteristica dello Stato Pontificio del XVII secolo è quella forma di nepotismo secondo il quale il Papa è circondato da una folta schiera di parenti forniti di titoli e blasoni e di cortigiani preoccupati solo di trarre il massimo beneficio da una situazione favorevole che assicuri  loro l’immunità per qualsiasi trasgressione.
E’ solo con la campagna condotta da Bonaparte come vedremo in seguito che il potere temporale del Papato subisce una forte scossa e il 15 febbraio 1798 con la nascita della Repubblica Romana, esso sarà dichiarato decaduto.
Canemorto come tutti gli altri paesi, è essenzialmente una comunità contadina, soggetta come le altre a pagare alla S. Sede una serie infinita di tasse che non venivano imposte come tributi, bensì pretese come elemosina dalla comunità (tassa del vocativo, tassa del sale, della macellazione , del grano , ecc.) sovrapponendosi alla finanza del principe locale (Borghese).
La coltivazione del terreno, partendo fin sotto le mura cittadine si estendeva a raggiera, per un’area direttamente proporzionale alle dimensioni della città,ed era intervallata da coltivazioni intensive (orti) a coltivazioni estensive (seminativi).
La terminologia in uso era:
Scudo : nome di varie monete d’oro e d’argento, originariamente recanti su una delle facce una “S” araldica.
Baiocco: monetina d’argento; in rame nel XVII sec. Quando venne svalutata e ridotta di peso,  era pari alla centesima parte di uno scudo.
Canna: antica unità di misura metrica costituita da una canna di legno leggero lunga generalmente circa tre metri.
Palmo: unità di lunghezza usata prima dell’attuale sistema metrico decimale, a Roma corrispondeva a cm.22.34.
Piede: unità di misura metrica che a Roma corrispondeva a  0,335.
Miglio: unità di misura itineraria, equivaleva a  1000 passi cioè circa 1480 m..
Libra: antica misura di peso, equivalente ad un terzo di Kg.

I capi della comunità erano i Priori , generalmente in numero di tre, che venivano eletti annualmente, e nel periodo del settecento semestralmente, dal consiglio della comunità. Il primo Priore o capo Priore corrispondeva presso a poco all’attuale Sindaco e faceva da tramite tra la comunità e il Principe. Per essere eletti Priori bisognava  possedere beni nella comunità, non aver contratto debiti e soprattutto risiedere nella Comunità stessa. Non era necessario essere persone colte, il saper leggere e scrivere era appena  richiesto al primo Priore, mentre gli altri due  - di solito analfabeti –sottoscrivevano spesso i documenti e gli atti con la croce.
Insieme ai Priori venivano eletti i consiglieri in numero di 24. Il segretario priorale si occupava degli atti amministrativi legati all’ufficio del Priore. Il Governatore pro-tempore si occupava del feudo, curando gli interessi del Principe e riscuotendo ulteriori imposte sui certificati, sulle cause per controversie, sul prestito di grano, ecc. Questa terna di amministratori risiedeva nella casa Priorale dove aveva l’ufficio anche il Governatore.
Dal ‘500 al ‘700 la malaria costituiva  la piaga degli insediamenti umani. A causa di questo malanno molti insediamenti, che sorgevano nei pressi di zone umide,  si spopolarono.
Tal danno non accadeva sicuramente agli antichi che sceglievano luoghi di aree perfetti, forniti di acque e di tutto ciò che  può render la vita meno infelice, essendoché conoscevano che il soggiorno è la cosa  principale della nostra esistenza ( Marocco –Monumenti dello Stato Pontificio)
 Il medico condotto in genere curava le ferite, faceva delle piccole operazioni chirurgiche o pratica una medicina, all’epoca molto diffusa, che consisteva in salassi (applicava le sanguisughe) o in vescicanti (applicava sulla pelle delle sostanze allergiche che provocavano vesciche il cui liquido si credeva  contenesse i veleni del male) , inoltre era d’uso comune la pratica di clisteri e purghe.
Il medico chirurgo di solito era anche barbiere e a volte faceva anche il maestro di scuola

1652 - - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Marcello card. Santacroce.

1659 - Nasce Giovanni Girolamo Frezza, incisore.

1660 – Viene eretta la Compagnia del Gonfalone e dello Spirito Santo e aggregata all’Arciconfraternita di S. Lucia in Roma. Oggi  la sede della confraternita è situata presso la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, di proprietà comunale. Sembra che la denominazione "Gonfalone" sia legata proprio al legame con il Comune, ed anche il colore "blù" riprende i colori comunali di Canemorto (Orvinio). All'interno della chiesa sono presenti due cappelle, dedicate alle famiglie nobiliari Cervelli e Basilici: sembrerebbe che furono proprio queste due famiglie orviniesi a dare impulso alla nascita della Confraternita del Gonfalone. È aggregata alla compagnia della Misericordia di Roma, ed è composta da circa 80 confratelli, suddivisi tra praticanti e sostenitori. La divisa rispecchia quella della Confraternita del
Santissimo Sacramento; naturalmente cambiano i colori che sono il bianco ed il blù.
È denominata dei "Càmici d'Ammònte".
Nella chiesa di Santa Maria dei Raccomandati viene sepolto Ascanio Manenti, padre di Vincenzo Manenti.

1674 - Muore Vincenzo Manenti e viene sepolto anche lui nella chiesa della Madonna dei Raccomandati.

1675  - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Federico I card. Sforza.

1676 - Muore il primo sacerdote di Vallebona, certo Fabri di Canestro.

1677 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Mario II card. Albrizzi.

1679 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Galeazzo card. Marescotti.

1680 – La chiesa di San Nicola di Bari prende la forma attuale dopo essere stata riedificata nel 1530.

1684 - - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Antonio II Fonseca

1689 - Sisto V  toglie all'Abbazia di Farfa ogni giurisdizione su Canemorto

1709 – Nella chiesa di San Nicola di Bari viene eretto l’altare della SS. Trinità da Caterina Basilici

1716 – La chiesa di San Nicola di Bari viene accresciuta di due retrostante, di una sacrestia e di altre tre stanze sovrapposte.

1727 - Santa Maria di Vallebona fu dichiarata protettrice di  L'Aquila.

1728 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Francesco I card. Finy.

1729 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Placido I Pezzancheri.

1741 - Muore Giovanni Girolamo Frezza,  incisore,  a 81 anni.

1745 – Il 31 dicembre erano riuniti nella Casa Priorale della Comunità di Canemorto :
PRIORI: 
Scanzani Armando, Guglielmi Lorenzo, Frezza Armando, Perrini Arcangelo.
CONSIGLIERI:
Alesij Angelo, Alesij Bartolomeo, Alesij Belardino, Alesij Domenico, Alesij Paolo, Alesij Angelo G.Paolo, Alesij Raimondo, Amici Carlo, Amici Marco, Amici Filippo, Aniballi Giuseppe, Attilia Agostino, Attilia Giuseppe, Barnabei Giuseppe, Barnabei Domenico, Basilici Ferdinando, Bernabei Giacomo, Biscossi Simone, Cervelli Nicola, Cervelli Domenico, Croce Pietro, D’Alessandro Tomasso, D’Attilia Ascanio, Desideri Giovanni, Fabri Domenico, Fabri Santo, Fabriani Maria, Fabriani Gaetano, Fabriani Giuseppe, Fabriani Armando Maria, Filizzola Giacomo Filippo, Francorsi Nicola, Frezza Armando, Frezza Belardino, Frezza Carlo, Frezza March’Aurelio, Frezza Andrea, Gagliani Belardino, Gagliani Clemente, Gagliani Michele, Guglielmi Lorenzo, Guglielmi Lorenzo, Iannilli Marco, Inviani Belardino, Ipoliti Paolo, Lalli Paolo, Lalli Orazio, Lalli Filippo, Lalli Gio.Battista, Liberti Nicola, Liberti Giacomo, Lobenzi Gio. Battista, Mancini Bernardo, Marcangeli Paolo, Palmavi Domenico Armando, Palmerij Filippo, Pavvini Arcangelo, Pelini Giuseppe, Perrini Arcangelo, Petrocchi Armando, Petrucci Domenico, Ragazzone Domenico, Ragazzone Siergio, Ranalli Carlo, Ranalli Giacomo, Regalini Armando, , Roberti Giacomo, Rossi Bartolomeo, Rossi Giuseppe, Scanzani Armando, Scanzani Francecso, Scanzani Venanzio, Scanzani Filippo, Scanzani Armando, Sebastiani Pio, Semini Viaggio, Taschetti Pietro, Taschetti Marco, Taschetti Paolo, Taschetti Vincenzo, Vagliani Benedetto, Valentini Giuseppe, Vaschetta Giacomo, Vaschetta Domenico, Zezza Vittorio.

1754 - Il napoletano sant’Alfonso Liguori compone un canto natalizio intitolato “Quanno nascette Ninno” nella versione italiana “Canzoncina a Gesù Bambino” più noto come “Tu scendi dalle stelle”.

1758 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Francesco II Castellini.

1761 - Il Biondi racconta che recatosi sulla cima della montagna detta Moretta, tale Benedetto Taschetti di Canemorto, trovò tra i ruderi dell’antico castello di Petra Demone, un  grosso travertino con una iscrizione: OVI CACUNO F.C. che il Biondi interpretò per : N.N. IOVI CACUNO FACIUND CURAVIT, ritenendo ivi la possibile esistenza di un tempio a Giove sul CACUME, vale a dire sulla cima della montagna. La pietra collocata fu collocata dal Taschetti in via Nuova oggi via Cesare Battisti al n.41.
La tumulazione dei morti  avveniva nei pressi della chiesa di S. Maria del Piano. Tale pratica  nel 1800 fu vietata obbligando quindi l’amministrazione comunale a cercare un sito per il cimitero. Così nel 1880 ogni costruzione fu abbattuta per ricavarne materiale da costruzione .
L’unico punto di approvvigionamento era la fonte posta  appena fuori dell’Arco. Essa serviva oltre che ad attingere acqua per uso domestico anche per abbeverare il bestiame. Grossi vasconi posti sul retro servivano alle donne per lavare i panni sporchi.
L’orologio originario collocato sopra l’arco è stato sostituito con quello attuale. (vedi ASR Congregazione del Buon Governo serie II)
La Comunità era proprietaria di un locale adibito ad osteria e di uno a forno. Gli esercizi venivano dati in affitto a privati per periodi triennali.

Ma torniamo a bomba.

1701-1748  Tre guerre di successione (spagnola, polacca, austriaca) sconvolgono l’Europa.

1718 – Nella chiesa di San Nicola di Bari, l’altare della Madonna del Suffragio viene eretta da Giacomo Marcangeli.

1764 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Tommaso Galli.

1765 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giulio Mattei Natali.

1769 Nasce Napoleone Bonaparte

1782 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Gregorio Barnaba Chiaramonti.

1784 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Vincenzo Manni.

1789 Gli insorti a Parigi prendono la Bastiglia. E’ il 14 luglio.

1791 - Luigi XVI, che se la vede brutta, cerca di scappare. Ma a Varennes lo fermano

1792 - in Francia viene proclamata la Repubblica.

1793 - Il 21 gennaio Luigi XVI sale sul patibolo. Dice: sono innocente!

1793 - Comincia il terrore. Chi manovra tutto è Robespierre.

1794 - Rivolta dei Termidoristi. Così detti perché rovesciano Robespierre il 9 termidoro(27/7).

1795 - I realisti, cioè i nostalgici tentano un colpo di mano. Appare sulla scena un certo Napoleone Bonaparte. E’ il 13 vendemmiaio cioè il 5 ottobre.
      Quali effetti produce la Rivoluzione francese?
      Cambia prima di tutto, la struttura politica della società:c’era chi stava troppo in alto e chi troppo in basso, e la rivoluzione distrugge i privilegi di alcune classi, come il clero ricco e gli aristocratici.
     Mette un freno al potere assoluto del principe, eredità del Medioevo, fino a questo momento arbitro, nel nome di Dio, del destino di tutti.
     Mutano anche i rapporti economici: i contadini, ad esempio, avevano soltanto obblighi, come il pagamento di imposte esose e l’impegno di svolgere, senza alcun compenso, gravosi servizi.
      Si afferma la sovranità popolare, cioè il concetto di democrazia: tocca ai rappresentanti delle masse, liberamente eletti, formulare le leggi e approvarle o respingerle con i loro voti.
      I princìpi che trionfano a Parigi., dilagano nella vecchia Europa.
     Si afferma la macchina e nasce l’industria moderna.     Si organizza il sistema postale, si aprono nuovi mercati.
     E’ con Napoleone che scompare  un mondo ancora legato al Feudalesimo e che si diffondono quei principi che ci  governano.
    Con la Rivoluzione si imposero alcune regole  sulle quali ancora si fonda la nostra esistenza: l’affermazione dell’inviolabilità della persona umana , il diritto di esprimere le proprie convinzioni e di pregare  secondo la propria fede, il criterio morale che stabilisce: “La legge è uguale per tutti” anche se in qualche circostanza “per qualcuno è più uguale”.
     Due ideologie danno la spinta al Risorgimento:
il Liberalismo e il Romanticismo, movimenti intellettuali che sanno ridestare i sentimenti mai spenti della nazionalità, della religione e dell’indipendenza.
     I Romantici si ribellano alle regole del Classicismo, che impongono precisi limiti stilistici, per abbandonarsi alla spontaneità, ma combattono soprattutto la tirannide e l’ingiustizia.
     Il romanzo italiano che meglio esprime  questa ribellione culturale  è “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.
     E’ in questo momento che nascono le società segrete (Carboneria).
    Nel Piemonte di Vittorio Emanuele I è stata abolita la tortura, ma ancora si usano la ruota e le tenaglie roventi prima dell’esecuzione del condannato perché è in vigore la pena di morte.
     Il cadavere del giustiziato  viene poi fatto a pezzi. Si entra in prigione con facilità, molto difficile è uscirne.
     Il primo Ottocento non è fatto soltanto di schioppettate e sommosse. C’è anche la piccola vita quotidiana con i suoi riti, ricorrenze e semplici gioie: ecco caprai e venditori di latte a piazza di Spagna; una donna non esce sola neppure per la messa; le prostitute si chiamano “donne curiali” perché esercitano con licenza della Curia; nell’Agro Romano imperversa il brigantaggio; i nobili hanno un giorno fisso per ricevere: i Chigi il giovedì, i Borghese il venerdì……; molto diffuse sono le osterie frequentate dai popolani; popolarissimo il gioco del pallone; a scuola basta un errore in una moltiplicazione o una macchia d’inchiostro sul quaderno per far distribuire qualche nerbata.

1798 – Canemorto è incluso dapprima nel Dipartimento del Clitunno, cantone di Poggio Nativo per passare poi al Dipartimento di Roma, circondario di Rieti, come capoluogo di cantone che comprendeva anche Collalto e Percile

1807 – Viene istituita la Pia Unione di sorelle della Carità con lo scopo di accudire gli ammalati.

1816 – La chiesa di Santa Maria dei Raccomandati prima appartenuta  ai Frati Minori Conventuali passa alla Comunità il  14 maggio.
-Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Piero V Alessandro Banfi.

1816 – Con la restaurazione e la riforma  del 1816 viene ricostituita la baronia che durerà fino al 12 ottobre 1816, allorché il principe don Camillo Borghese rinunciò ai diritti feudali  su Canemorto.

1817 – Con il definitivo riordinamento dell’assetto territoriale della delegazione di Rieti, Canemorto entra a far parte del Distretto di Poggio Mirteto in provincia di Perugia e diviene sede di governatorato, la cui giurisdizione si estende su Petescia, Pozzaglia, con gli appodiati Montorio in Valle (prima si diceva “della Valle”, gli è stato applicato perché prospiciente l’antica valle Muzia) e Pietraforte, e Scandriglia. Il governo comprendeva anche Riofreddo, Cantalupo Bardella - oggi Mandela -, Licenza, con gli appodiati Civitella e Roccagiovine, Percile, Scarpa, Vallinfreda e Vivaro, per una popolazione complessiva di 10.776 persone.

1818 – Pio VII stabilisce di erogare le rendite della ex Abbazia di Santa Maria del Piano, accumulate dal tempo della morte dell’ultimo abate, alla fondazione di una nuova chiesa parrocchiale. 
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giuseppe Crispino Mazzotti.

1820 – Termina la sepoltura nel  cimitero  di Santa Maria dei Raccomandati sito nei pressi e attiguo al coro.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Francesco III Canali.
Silvio Pellico viene  arrestato e condotto alla prigione dei Piombi a Venezia

1821 -  I moti italiani trovano il loro leader nel dott. Giuseppe Mazzini, laureato in giurisprudenza, genovese;

1827 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Francesco IV Pichi.
     
1833 - Nel settembre del 1833 Mazzini riceve la visita di un giovane marinaio: Giuseppe Garibaldi. In quel momento si decide la sorte dell’Italia.
  Un giovane poeta Goffredo Mameli compone un Inno destinato a rimanere nel tempo “Fratelli d’Italia”. La musica è del maestro Michele Novaro.

1835 - Per interessamento del Papa stesso, Pio X, che ne diede incarico a monsignore Canali vescovo di Pesaro, sorge la chiesa di S. Nicolò (San Nicola di Bari) sull’area di risulta della chiesa già esistente,  che viene inaugurata nel 1842.

1836 –il 18 giugno  viene istituito il corpo dei bersaglieri da parte del generale Alessandro La Marmora e  il 24 settembre avviene la visita pastorale del  Vescovo di Sabina Mons. Canali Francesco, che viene accolto dal parroco don Giuseppe Giammattei. Prende alloggio presso l’avvocato Gregorio Morelli

1840 – Fino al 31 dicembre Canemorto  è stato alle dipendenze della Curia Vescovile di Sabina.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Carlo Gigli.

1841 – Dal 1 gennaio Canemorto è alle dipendenze del Vescovo di Tivoli

1842 – Nei giorni 18 e 19 ottobre viene inaugurata la chiesa di San Nicolò in corso Manenti, sorta su quella precedente del XVI secolo

1848 –  Il 23 marzo in Italia succede un “48”. Carlo Alberto entra in campo contro l’Austria sventolando per la prima volta il tricolore con lo scudo di Savoia. Un disastro.

1849 – Gli abitanti di Pozzaglia rubano il quadro della Madonna di S. Maria e gli Orviniesi di Canemorto si appropriano della campana di S. Maria
 Garibaldi, insieme con la moglie Anita, in cinta, dimora a Canemorto nella casa  in Piazza Garibaldi n.1 di proprietà della famiglia Morelli e precisamente nella stanza al secondo piano avente la finestra in prossimità dell’angolo con la salita del Borgo ed in asse con via Roma e la porta della chiesa di S.Giacomo.

1855 – causa colera viene fatto il seppellimento nella chiesa di S. Maria

1860 – le carceri sono in via del Giardino annesso al Castello. Orvinio passa dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia.

1860 - Dopo l'annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1860, Canemorto viene compreso nella provincia di Perugia alla quale rimane fino al 1923, anno in cui passò alla provincia di Roma, fino alla successiva annessione alla neo-istituita provincia di Rieti, verificatasi nel 1927.
Da questo momento il paese assume il nome attuale poiché qualche studioso ritiene che ivi sorgesse l’antica Orvinium. 
Il 5 maggio mille uomini, con Garibaldi conquistano mezza Italia.
“Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani”
      C’è differenza fra Nord e Sud e diverse sono le condizioni sociali, economiche, sanitarie e culturali delle varie zone del paese. L’agricoltura è arretrata, l’industria quasi sconosciuta, le comunicazioni difficili al centro e nel meridione. 80 cittadini su 100 sono analfabeti.  L’obbligo del servizio militare sottrae braccia alle campagne. Ognuno continua a parlare il suo dialetto e non ci si capisce. Nasce la camorra e  la mafia. Nasce anche il brigantaggio.

1861- Diventiamo un Regno Unito.
         Orvinio conta 1585 abitanti. Il sindaco è fino al    1867 Scanzani Raffaele. 
Mentre è Papa Pio IX, nato Giovanni Maria Mastai Ferretti da Senigallia, Parroco di Orvinio è Don Valentino Valentini fino al 1915.
Santa Maria del Piano entra a far parte del Demanio dello Stato.

1862 - Nella delibera del Consiglio comunale di Canemorto è richiamata in modo esplicito la probabilità che l’antica Orvinium sorgesse in quel luogo  e sottolineata l’opportunita e la ragionevolezza che questo paese smetta la denominazione triste  che ha al presente (Canemorto) e riprenda quella di Orvinio.

1863 – Mentre Abramo Lincoln proclama l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti, viene ripristinato il nome di Orvinio al posto di Canemorto (con Delibera Comunale del 29.11.1863 – Reggio Decreto 29 marzo 1863.

1864 – Orvinio è sotto la Diocesi  e il Distretto di Rieti, capoluogo del Governo e conta ben 9548 anime, avendo sotto di se i comuni di Collalto, Collegiove, Marcetelli, Nespolo, Paganico, Pozzaglia, Petecia, Scandriglia Ponticelli e Cerdomare oggi Poggio Moiano . Vi sono alcune botteghe di tessuti, caffè, osterie, sali e tabacchi, ferri lavorati. Ci sono tre procuratori, un notaio, un medico condotto e la farmacia della famiglia De Angelis, negozi di cereali, tre ebanisti, sarti, un caldararo, calzolai, barbieri, sei materassai, sette muratori, torchi da vino e la mola a grano della famiglia Filonardi. 
Il solo comune di Orvinio conta 1618 anime poste tutte all’interno del paese sotto l’unica parrocchia di San Nicola di Bari, riuniti in 306 famiglie entro 320 case.

1866 - Mariano Ragazzoni (Orvinio 1844-1931), guardia comunale, detto “lu Burzianu” (da “lu Prussianu)  partecipa alla 2^ Guerra d’Indipendenza combattuta tra l’Italia e la Prussia da una parte e l’Austria dall’altra, conseguendo una  medaglia d’argento

1867 - Il sindaco di Orvinio è Segni Vincenzo fino al 1874.

1869 – S. Maria del Piano viene acquistata dal Comune di Orvinio al Demanio.

1870 - I bersaglieri entrano in Porta Pia a Roma, che diventa Capitale.

1870 – Arriva l’autorizzazione prefettizia per il seppellimento nella chiesa di S. Maria.
L’esercito italiano entra a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia 

1871 – Orvinio conta 1582 abitanti e Antonio Meucci Brevetta il telefono

1872 – Alle ore 5,15 del 31 agosto, nella campagna tra Orvinio e Pozzaglia si verifica un eccezionale evento astronomico: la caduta di meteoriti “Orvinite” del complessivo peso di grammi 3.299,50. 
Il sindaco di Orvinio era Vincenzo Segni.

1874 - Il sindaco di Orvinio è Tani Camillo fino al 1880.

1875 – E’ stata officiata la Chiesa di S. Giovanni.
In essa vi si recano processionalmente gli Orviniesi per raggiungere Vallebona. 
Le meteoriti vengono portate in un museo a Roma.

1876 – Nasce a Orvinio , da genitori veneziani, lo scrittore Virgilio Brocchi. Nei suoi numerosi romanzi e racconti, i più raggruppati in cicli, un socialismo idealeggiante, un po’ alla De Amicis, tempera di ottimismo e di languidezze sentimentali l’originaria cupezza degli schemi naturalistici. E’ narratore piano, di facile comunicativa. 
Opere principali : L’isola sonante, 1911; Mitì, 1917; Il posto nel mondo, 1920, ecc..

1880 - Viene rieletto sindaco di Orvinio Vincenzo Segni, che rimane fino al 1884.

1881 – Orvinio conta 1607 abitanti.
Vescovo della Diocesi tiburtina è Placido II Petacci.

1884 – Viene deposta la lapide  a ricordo di Garibaldi. mentre è sindaco  di Orvinio Morelli Augusto che rimane fino al 1893.

1885 – Viene stipulato il contratto di appalto per la costruzione del camposanto S. Maria (delle Fargne) e vengono introdotte a Orvinio le “palombelle” (colombi)
Vescovo della Diocesi tiburtina è Celestino del Frate.

1886 – Nasce Amaranto Fabriani. Il 28  settembre.
Viene costruita a “fordeporta” la Fontana per inaugurare l’acquedotto che attinge l’acqua dalla sorgente delle “Schiazze” in territorio di Scandriglia.

1888 - Cominciamo a diventare colonialisti. Ci installiamo in Eritrea e in Somalia.

1893 - Il sindaco di Orvinio è Filippo Todini fino al 1901.

1895 -  Guglielmo Marconi inventa il telegrafo senza fili. Nasce la radio.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Guglielmo I M. D’Ambrogi.
 Per iniziativa di un ufficiale di cavalleria Giovanni Agnelli sorge  la Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT).
     La chiameranno la “belle epoque”, ma non è una stagione del tutto felice.
Milioni di Italiani, a causa della crisi dell’agricoltura e del progresso scientifico, che rendono superflua molta mano d’opera, sono costretti a partire per gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina, l’America Centrale, in cerca di un lavoro.
     Alcuni faranno fortuna, molti altri no.

1896 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Pietro V Monti.

1898 – La vecchia campana di Vallebona viene fatta precipitare dal campanile e battezzata la nuova campana.

1900 –Il festeggiamento del terzo centenario di Manenti  viene rinviato per l’uccisione di Umberto I di Savoia. 
Nella facciata in cui il Manenti nacque viene posta una lapide a ricordo.

1901 – Orvinio conta  1687 abitanti. Il sindaco è Quinto Clavelli fino al 1906.

1903 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Prospero Scaccia.

1904 – Festeggiamento del terzo centenario di Manenti

1905 – Il 13 maggio muore Alessandro Fabriani, padre di Amaranto e il 11 agosto muore Angelina Clavelli, la madre.

1906 -  Viene inaugurato il camposanto delle Petriane; finora i morti venivano seppelliti nella chiesa di S. Maria per impraticabilità del camposanto delle Fargne. 
Il sindaco è Gustavo Tani fino al 1908.

1908 - E’ nominato Commissario Prefettizio, dopo il sindaco Gustavo Tani, il sig. Michele Romano, fino al 1914.

1910 - Il sindaco  è di nuovo Gustavo Tani fino al 1911.
Vescovo della Diocesi tiburtina è Gabriele Vettori.

1911 - Conquistiamo la Libia.
Il sindaco di Orvinio è Luigi Francorsi fino al 1914.

1912 - Proprietario del Castello di Orvinio è Giuseppe Todini.

1913 - Proprietario del Castello di Orvinio  fino al 1918/19 è Salvo Parodi, armatore genovese.

1914 – Sotto il sindaco Ugo Todini (1914-1919), viene inaugurato l’impianto della luce elettrica in sostituzione dei lumi a petrolio e viene sistemato un orologio a doppio quadrante di vetro sopra la Porta Romana
Il 28 giugno a Serajevo uno studente bosniaco uccide Francesco Ferdinando, arciduca d’Austria e il mondo si divide in due. Da una parte l’impero Austro Ungarico e la Germania. Dall’altra Russia e Inghilterra. Scoppia la guerra.

1915 - Il 24 maggio l’Italia che ha abbandonato la triplice alleanza con l’Austria e la Germania, ha sottoscritto il patto di Londra e entra nella Grande Guerra.
Mentre è Papa Benedetto XV, nato Giacomo Paolo Giovanni Battista della Chiesa, succede a don Valentino Valentini parroco di Orvinio, don Salvatore Sarrocco, da Ciciliano, apprezzato parroco fino al 1954.

1916 – Il ceppo del campanone della chiesa di S.Nicola viene rifatto dal falegname Mario Scanzani.

1917 - Il 1° febbraio la Germania avverte gli stati neutrali che i suoi sottomarini affonderanno tutte le navi che si trovano sulle rotte di guerra senza tener conto della nazionalità. Gli Stati Uniti intervengono.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Luigi Scarano.

1918 - Il 4 novembre  vinciamo ma abbiamo rischiato molto.
E arriva l’epoca dei dittatori, tutti e tre prodotti della guerra: Stalin, Hitler e Mussolini

1919 - A Orvinio è l’epoca di Angelo Petrucci  sindaco di Orvinio fino al 1922-

1921 – Orvinio conta 1750 abitanti

1922 - I fascisti marciano su Roma. Mussolini inizia la sua carriera.
 A Orvinio, sotto il sindaco Ernesto Scanzani (1921-1925) viene rifatto il soffitto della chiesa di S. Nicola.
Lungo la strada comunale che collega Pozzaglia ad Orvinio viene scavato un fossato: a circa un metro di profondità, all’interno di un recipiente fittile andato completamente distrutto, sono rinvenute un certo numero di monete, che in numero complessivo di 29, sono vendute al museo nazionale romano. La data probabile di occultamento del tesoretto è in parte controversa; secondo le ipotesi più accreditate l’emissione più recente sarebbe quella della serie librale datata al 225 a.C., L’importante ritrovamento ci consente di ipotizzare che, in questi luoghi, fossero presenti degli insediamenti abitati anche in epoca piuttosto remota.
Grotta Pila è una cavità naturale lunga circa 40 metri, sul Monte Frainili, nel territorio di Pozzaglia. Sono visibili concrezioni dovute allo stillicidio delle acque sotterranee. Gli oggetti in essa rinvenuti, vasi e sepolture, vengono datati tra il neolitico e l’età del rame.

1923 – Orvinio passa dalla provincia di Perugia in Umbria alla provincia di Roma nel Lazio

1924 – Viene rifatto il ceppo della campana media della chiesa di S. Nicola.
Proprietario del Castello è La ditta Lattifera Umbra di Rieti, dopo l’amministrazione giudiziaria 1924-1925.

1925 - Proprietario del Castello è il marchese Annibale Berlingieri fino al 1934,  mentre a capo del comune c’è il Commissario Prefettizio, Leandro Ricci fino al 1931.
Viene inaugurato il Monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale (1915-18). 

1926 - Il 1 gennaio nasce a Roma, in via della Lungara (Trastevere) Claudio Pica in arte Claudio Villa.
 Il 25 dicembre nasce a Orvinio Natale (Natalino) Forte, apprezzato dirigente del Ministero_delle_Finanze" prima e scrittore e poeta poi. Ha scritto e pubblicato tre libri in cui cerca di far rivivere, con successo, aneddoti, modi di dire e poesie interamente scritte o tradotte in dialetto orviniese.
-Addó só natu (2005)
 -Trilussa in dialetto orviniese (2009)
- L’Inferno dantesco. 15 Cantitradotti in dialetto orviniese (2011)
Inizia l’epoca fascista e fino al 1945 con la promulgazione di due leggi cosiddette leggi fascistissime gli organi democratici dei comuni sono soppressi e tutte le funzioni svolte in precedenza dal sindaco, dalla Giunta Comunale e dal consiglio comunale sono trasferite al podestà, che è nominato dal governo tramite regio decreto. Il podestà rimane in carica cinque anni con possibilità di rimozione da parte del prefetto o di riconferma. Il podestà deve avere una solida situazione economica in quanto non percepisce alcun compenso. E’ richiesta anche la giovane età, la mancanza di imperfezioni fisiche, avere contratto matrimonio con rito religioso, aver adempiuto agli obblighi militari e naturalmente la fedeltà politica con iscrizione al Partito Nazionale Fascista.

1927 – A seguito di riordino delle Circoscrizioni Provinciali stabilito dal regio decreto n.1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando viene istituita la provincia di Rieti, Orvinio passa da quella di Roma a quella di Rieti

1928 – E’ stato composto l’inno a Orvinio di  Amaranto Fabriani .

1930 - Il paese diviene residenza abituale dei marchesi Berlingieri.
In occasione del matrimonio del principe Umberto di Savoia alcune donne di Orvinio sfilano con i costumi sabini.
Tra queste Evelina Ricci, Anna Tani, Italia Frezza, Clelia Tani e Alda Ricci.

1931 – Orvinio conta 1529 abitanti. Il suo Podestà si chiama Pio Mari  che resta fino al 1932.

1932 - Il podestà di Orvinio è di nuovo Leandro Ricci fino al 1934.

1933 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Domenico III Della Vedova

1934 - Proprietario del Castello è il senatore Filippo Cremonesi già Governatore di Roma fino alla sua morte (1942) e podestà è  ancora uno della famiglia Tani , questa volta tocca a Valentino Tani  fino al 1936. 

1935 - Guerra all’Etiopia. Ci facciamo l’Impero.
Viene scritta da Renato Micheli “Faccetta nera” in occasione della grande diffusione di notizie da parte della propaganda fascista relative all’Etiopia e in particolare della schiavitù là ancora vigente, su parte della popolazione abissina.

1935 – Una via di Roma viene chiamata via Orvinio e a Orvinio , sotto don Salvatore Sarrocco, con i soldi racimolati con la bussola, sono iniziati i restauri dei cinque altari di San Nicola di Bari, durati fino al 1939.

1936 – Orvinio conta 1405 abitanti. Il podestà è Antonio Scala da marzo fino gennaio 1937. 

1937 - Per circa un anno il podestà di Orvinio è Raffaele Iannone. Gli succede Giorgio Gabrielli che resta fino al 1939.
Nascono Mario Merola e Saddam Hussein.

1939 - Il 1° settembre Hitler scatena il più grande conflitto della storia. Inizia la seconda catastrofe, la Germania invade la Polonia. In tre settimane vengono assassinati 200.000 ebrei. Il 3 settembre Inghilterra e Francia entrano nel conflitto. Scatta l’offensiva contro la Francia. In Italia  mentre si provano le sirene d’allarme e nasce il mercato nero, nel teatro si impongono Totò e Anna Magnani.
Nascono Terence Hill e Giovanni Falcone.

1939 – Il podestà di Orvinio è Alfredo Sgrò,  per poco, fino al 1940. Viene tolta la cancellata di ferro di piazza Garibaldi per essere donata alla Patria e ultimato il libro di Orvinio di Amaranto Fabriani

1940 - Il 10 giugno Mussolini entra in guerra, l’Italia dichiara guerra a Francia e Inghilterra. A Orvinio diviene podestà per un mese (Aprile) Vincenzo Paganelli. Gli succede il precedente podestà Alfredo Sgrò da aprile fino all’anno successivo.

1941 – I due timpani di bronzo dell’orologio di Porta Romana vengono donati alla Patria. 
Podestà per il solo mese di gennaio è Angelo Petrucci. 
A febbraio gli succede Ugo Frezza che rimane fino a maggio, per lasciare il posto ancora una volta a Alfredo Sgrò, per poco. Infatti rioccupa il posto di podestà di Orvinio, Angelo Petrucci fino al 1943.

1942 Muore Filippo Cremonesi e il Castello, acquistato dalla contessa Sofio, moglie del marchese Roberto Malvezzi, passa  al Casato dei Marchesi Malvezzi Campeggi.
 Il 22 agosto nasce a Roma in via Calatafimi Giancarlo Forte  fratello di Gianni e  a Orvinio il 16 agosto,  Tullio Zacchia.
Nasce a Sirte in Libia il 7 giugno  Muammar Gheddafi. 

1943 - L’8 settembre c’è l’armistizio in Italia. Ma i nostri guai non sono finiti
Il 2 settembre 1945 finisce la guerra . E’ la pace in tutto il mondo. Si fa per dire. Vittorio Emanuele III fa arrestare Mussolini.
 Il castello di Orvinio passa ai Malvezzi e Orvinio viene occupato dai tedeschi a fine settembre da circa 60 uomini tra graduati e truppa. A settembre prende il posto di podestà Aristide Madonna. Ma anche quest’ultimo rimane poco e lascia il posto ad Ugo Frezza che rimane meno di un anno.

1944 – I tedeschi abbandonano Orvinio Incalzati dalle truppe italiane ed alleate gli ultimi soldati tedeschi abbandonano Orvinio alle ore cinque di sabato 17 giugno dirigendosi verso Rieti dopo aver fatto saltare con la dinamite, alle ore tre il ponticello o chiavicotto detto dello sprofondo o del bottino ed alle ore cinque della stessa mattina il ponte grande in località Grugnaleta (detto Ponte di Orsi – nome del costruttore) prospiciente il Santuario della Madonna SS.ma di Vallebona.
Viene nominato sindaco dal Comando Alleato, Roberto Malvezzi Campeggi fino al 1946. Il marchese viene rieletto sindaco e ci rimane fino al 1952.

1945 – Sollevazione dei patrioti diretti da Cadorna. 
Da questo momento nei comuni si ristabilisce la carica di sindaco affidandone provvisoriamente la nomina al Comitato di Liberazione Nazionale.

1946 - Il 2 giugno diventiamo una Repubblica. 
Dal 7 gennaio il sindaco torna ad essere nominato dal consiglio comunale insieme con  la Giunta comunale.

1948 – Mentre  in Italia entrava in vigore la nuova Costituzione, diviene presidente della Repubblica Luigi Einaudi e presidente del Consiglio Alcide De Gasperi (DC), a Orvinio la cancellata della fontana veniva ricollocata al suo posto dopo aver giaciuto nelle fontane.

1949 – Viene ricollocata  sulla torretta della chiesa dei Raccomandati la campana di bronzo e vengono rimosse le salme dalla chiesa di S. Maria al cimitero delle Petriane 

1950 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Luigi Faveri.

1951 – Vengono coniate le medaglie in onore della Madonna di Vallebona. Viene tagliata la montagna delle Canapine per allargare la strada. 
Sono stati avulse dal Mandamento di Orvinio le frazioni di Collalto, Collegiove e Marcetelli.

1951 – Orvinio conta 1194 abitanti
Nilla Pizzi canta “Grazie dei fiori” e vince il primo Festival di San Remo.

1952 - Finita l’era fascista e quella dei podestà, Inizia l’era della Democrazia Cristiana. E’ quella di Goffredo Liguori, eletto sindaco di Orvinio nel 1952, confermato nel 1956 e rieletto dal 1970 al 1999, per complessivi  otto mandati. 
Crolla la facciata di Santa Maria del Piano
“Vola colomba” è cantata da Nilla Pizzi.
Presidente del Consiglio è sempre De Gasperi (DC)

1953 - Il 6 febbraio nasce in via Virgilio Brocchi 8, il somaro  più longevo di Orvinio, Pietro Attilia.
Il Comune di Orvinio, resosi conto delle enormi spese che la titolarità della chiesa di Santa Maria del Piano  comportava, Il 17 marzo 1953 si riuniscono nel palazzo comunale i rappresentanti della sovrintendenza, dell’Intendenza di Finanza di Rieti e il sindaco di Orvinio, professore Goffredo Liguori per concordare la cessione gratuita di tutto il complesso di S.Maria del Piano, dal Comune di Orvinio verso lo Stato Italiano, giusta Deliberazione n.4 del 30 aprile 1953 del Consiglio Comunale di Orvinio, debitamente approvata dalla Autorità Tutoria; in detta Deliberazione il Comune di Orvinio ha posto a suo carico le spese di registrazione dell’atto di cessione.
Nello stesso anno e fino al 1954 viene restaurata la torre campanaria, più tardi furono fatti interventi finalizzati alla ricostruzione della facciata e di consolidamento di tutto l’edificio.
Enrico Mattei crea l’ENI e diventa l’uomo più potente d’Italia.
Presidente del Consiglio è Giuseppe Pella (DC)

1954 - Menre è Papa, Pio XII, nato Eugenio Maria Giuseppe Pacelli, succede a Don Salvatore, parroco di Orvinio, Don Ferdinando Filizzola che dura fina al 1997.
Presidente del Consiglio è Amintore Fanfani (DC).
Il 3 gennaio dagli studi RAI di Torino cominciano le prime trasmissioni della televisione italiana.

1956 - Renato Rascel scrive “Arrivederci Roma”  Una versione molto famosa è quella del 1958 cantata da Claudio Villa.
Presidente del Consiglio è Antonio Segni (DC)

1957 - E’ nominato Commissario Prefettizio di Orvinio, Giuseppe Morgante fino al 1960. 
Viene portato a termine il restauro del resto della chiesa di Santa Maria del Piano.
Va in onda “Il Musichiere”, il celebre programma televisivo diretto da Antonello Falqui e condotto da Mario Riva.

1958 - Domenico Modugno canta “Nel blu dipinto di blu” noto anche come “Volare” e vince il Festival di San Remo in coppia con Johnny Dorelli. 
Amintore Fanfani è sempre Presidente del Consiglio(DC).

1960 - Succede a Morgante il sindaco Alessandro Grippo fino al 1964.
“What a sky” è un singolo del cantante Nico Fidenco pubblicato su 45 giri dalla Ricordi, Marino Marini canta “Marina” e Mina “Tintarella di Luna”.
 E’ Presidente del Consiglio Antonio Segni, poi viene Fernando Tambroni e poi ancora Amintore Fanfani.

1961 – Orvinio conta  880 abitanti. 
Gino Paoli canta “La gatta”, Nico Fidenco “Exodus” e Adriano Celentano “24.000 baci”

1963 - E’ Presidente del Consiglio Giovanni Leone e Aldo Moro (DC).
Gino Paoli si innamora di Stefania Sandrelli e incide il suo più grande successo per la RCA Italiana: Sapore di sale.

1964 - Edoardo Vianello canta “O mio signore” e “Tremarella”

1965 - Viene eletto sindaco di Orvinio Tito Scipioni (1965-1970), dirigente del Ministero delle Finanze
Little Tony canta “Ogni mattina”.

1966 - Graziose ragazze di Orvinio in costume sfilano in occasione della festa di San Nicola. Tra queste: Maria Luisa Fabriani, Elisabetta Occhini, Giuseppina Attilia, Anna Zizzi, Nadia Cipriani e Nella Ragazzoni.

1968 -  Riecco Giovanni Leone(DC)
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Guglielmo II Giaquinta.

1969 - Apollo 11 porta per la prima volta gli uomini sulla luna.
Presidente del Consiglio è Mariano Rumor(DC)

1970 - Per la terza volta viene eletto sindaco di Orvinio Goffredo Liguori fino al 1975. 
Nel primo concorso della elezione di miss Orvinio viene eletta una bellezza locale Marilena Ranalli “dellu furnu”
Per la prima volta nominato Presidente del Consiglio Emilio Colombo (DC)

1971 – Orvinio conta 633 abitanti. 
Al festival di S.Remo, Nicola di Bari canta “Il cuore è uno zingaro”. 

1972 - E’ arrivato alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti (DC)

1973 - Presidente del Consiglio è ancora una volta Mariano Rumor

1975 - Per la quarta volta viene eletto sindaco di Orvinio Goffredo Liguori.
Per la seconda volta il Presidente del Consiglio è Aldo Moro (DC)
Per  la prima volta Adriano Celentano canta “Yuppi du”.

1976 - Presidente del Consiglio è Giulio Andreotti (DC)

1980 - Per la quinta volta viene eletto sindaco di Orvinio Goffredo Liguori.
E’  Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani (DC)


1981 – Orvinio conta 424 abitanti , tutta l’Italia ne conta 56.556.911 , Loretta Goggi arriva seconda al festival di San Remo con “maledetta primavera”e in tv arrivano i Puffi.
Per la prima volta il Presidente del Consiglio è uno del PRI, si chiama Giovanni Spadolini.

1982 - Presidente del Consiglio : Amintore Fanfani (DC)

1983 - Presidente del Consiglio un socialista: Bettino Craxi (PSI) fino al 1987.

1985 - Per la sesta volta viene eletto sindaco di Orvinio Goffredo Liguori.

1987 - Da Bettino Craxi a Amintore Fanfani (DC), poi Giovanni Goria e infine Ciriaco de Mita (DC)
Vescovo della Diocesi tiburtina è Lino Caravaglia

1989 . Presidente del Consiglio è Giulio Andreotti (DC)

1990 - Per la settima volta viene eletto sindaco di Orvinio, Goffredo Liguori.

1991 – Orvinio conta 456 abitanti.
 Lucio Dalla canta “Attenti al lupo”.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Pietro Garlato.

1992 - Presidente del Consiglio è Giuliano Amato fino al 1993 (PSI)

1993 - Presidente del Consiglio è  Carlo Azelio Ciampi (indipendente)

1994 - E’ arrivato! Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi (Forza Italia)
L’Associazione Culturale Millepagine promuove un concorso letterario su Orvinio di poesia, prosa e drammaturgia . Vincitore del concorso di poesia è un  certo Pietro Attilia, con la poesia “Orvinio…salendo gli uncini si sciolgono nella nebbia….” 
Nello stesso ambito del concorso la Pro Loco di Orvinio premia la Poesia “Addò so natu” di Natale Forte.

1995 - Per l’ottava volta viene eletto sindaco di Orvinio Goffredo Liguori.
La seconda versione del concorso letterario Millepagine va alla poetessa Maria Luisa Salerno di Roma e la sezione Pro Loco va al som.(aro) poeta Pietro Attilia.
Alla Presidenza del Consiglio va un indipendente Lamberto Dini.

1996 - E’ la volta di Romano Prodi alla Presidenza del Consiglio (indipendente di centro sinistra).
Il primo premio del concorso letterario Pro Loco viene vinto dalla poetessa Franca Bonaiuti.

1997 - Mentre è Papa Giovanni Paolo II, nato Karol Jozef Wojtyla, succede a Don Ferdinando il parroco di Orvinio, Padre Carlo Ruti fino al 2000.

1999 - E’ finita l’era  Liguori; viene eletto sindaco di Orvinio, Rino Fusi. 
Presidente del Consiglio è Massimo D’Alema (DS)

2000 - Succede al Parroco Carlo Ruti, Padre Pierino Donini. Presidente del Consiglio è di nuovo Giuliano Amato.

2001 – Orvinio conta 427 abitanti

2002 – L’amministrazione di Orvinio diviene proprietaria dopo circa trecento anni della Chiesa di San Giacomo Apostolo, progettata da G. Lorenzo Bernini. Questo risultato si deve, all’intervento di Lionello Tani e della famiglia dei Velini di Arsoli (Rm) che hanno fatto atto di donazione al Comune. Gli interventi di restauro, curati dalla Soprintendenza, hanno consentiti di utilizzare la chiesa sconsacrata da tempo, quale sede di convegni, concerti e altre attività culturali.
E’ Presidente del Consiglio di nuovo Berlusconi.

2003 - Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Giovanni Paolo Benotto.

2006 - Presidente del Consiglio è Romano Prodi.

2011 – Orvinio conta 448 abitanti.
Presidente del Consiglio è Mario Monti.

2004 – fino al 2009 il sindaco di Orvinio è Rino Fusi

2008 - Ancora Silvio Berlusconi.
Vescovo della Diocesi tiburtina di Tivoli è Mauro Parmigiani

2009 – Diviene sindaco Alfredo Simeoni. 
A luglio  arriva il nuovo parroco don Adrian Lupu, figura umana e religiosa molto importante per la piccola comunità.

2013 – Orvinio conta 436 abitanti, di cui  234 maschi e 202 femmine.
Il presidente del Consiglio è Enrico Letta (PD)

2014 – Il 17 gennaio viene costituito da Pietro Attilia di Canemorto il  Somary Club Orvinio Top Ten.
 L’8 novembre viene donata la pala della copia di San Matteo e l’Angelo di Caravaggio alla chiesa di San Nicola di Bari. L’opera è del pittore romano Luciano Beccaria,

Viene eletto sindaco di Orvinio per la seconda volta Alfredo Simeoni. 
Assessori sono Luigi Maria Alessi e Anselmo Alessi (vice sindaco)
Consiglieri comunali: Luigi Maria Alessi, Anselmo Alessi, Giacomo Attilia, Ludovico Biscossi, Fausto Bozza, Luca Cervelli, Maurizio Forte, Giuseppe Marcangeli, Ernesto Ragazzoni e Giovanna Paola Sbrocchi.

Parroco di Orvinio è don Desiderio Maiema

Presidente del Consiglio dopo Letta è Matteo Renzi (PD)

2015 - Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente a Orvinio è di 45 persone (11,11%). Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Romania, 23 (5,68%)

2016 - Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (PD)

2018 - Il Presidente del Consiglio è Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle), vice presidenti Matteo Salvini e Luigi Di Maio.