22 novembre 2005

Rieti e la Regione Sabina – Roma 1932

Seguendo da Percile (m.512), piccolo paese in pittoresca posizione su un colle, nel cui territorio, a nord, sono i lagustelli, laghetti di origine carsica. La strada compie, in continua salita, rientranze in alcune piccole valli, quindi contornato il contrafforte sud del colle Catasciano (m.886), torna ad affacciarsi alla via del Licenza.
Si percorrono a mezza costa, con molte curve, in un paesaggio arido e brullo, le fiancate occidentali del colle Catasciano e del colle Migliore, mentre a sinistra domina il colle Cima Coppi (m.1211).
Orvinio (m.830), abitanti 1002 (Pensione 3^ categoria: Garibaldi, camere 7,bagni 1; Ranalli, camere 6 bagni 2), paese a dominio della piccola via di Pezze Santino.
Sino al 1860 si chiamò Cane Morto, quindi assunse il nome attuale poiché qualche studioso ritenne che ivi sorgesse l’antica Orvinium da collocarsi più probabilmente presso Corsaro. Appartenne all’Abbazia di S.Maria del Piano, poi fu concessa in feudo agli Orsini e ai Muti; eretta in ducato nel ‘600 e assegnata ai Borghese, tornò infine al papato.
E’ patria del pittore Vincenzo Manenti (1600-1674). All’inizio dell’abitato è uno slargo donde una scalinata sale alla rustica cinquecentesca chiesetta della Madonna dei Raccomandati nel cui interno sono numerosi affreschi di Vincenzo Manenti.
Sottopassato un arco si imbocca il corso Manenti che sbocca in una piazzetta.
A sinistra una strada sale al Castello Malvezzi Campeggi, già Berlingeri Orsini.
Vasto edificio rimaneggiato e trasformato in villa residenziale, con alta torre cilindrica e ampio parco.
A destra invece si raggiunge la chiesa di S.Nicola di Bari consacrata nel 1536, rifatta in epoca barocca, con interessante grazioso interno a pianta ovale.
Passeggiata S. Maria del Piano max 682 min 30. Si scende la mulattiera che insinuandosi tra il Colle Campani m.779 a sinistra, è il Colle Favito m.778 a destra, scende ai prati ai cui margini occidentali sorge S.Maria del Piano m.682, bella chiesa romanica del sec.XII con portale quattrocentesco e campanile a trifore.Orvinio, oltre il Castello, conserva belle fabbriche e interessanti chiese. Tra queste ultime ricordiamo la chiesa della Madonna dei Raccomandati che risale alla seconda metà del 1500.
A sinistra di chi entra, nell’altare si S. Francesco, c’è un grande affresco rappresentante S. Francesco che riceve le stimmate circondato dai Santi. E’ un buon lavoro del natio pittore di Orvinio, Vincenzo Manenti, fecondissimo autore che abbiamo più volte ricordato. La figura a sinistra vestita da papa è il ritratto del pittore. Ai lati ci sono dei riquadri con rappresentate le Virtù Cardinali e Teologali.
Sempre a sinistra c’è la cappella della famiglia Cervelli, tutta affrescata dal Manenti. Vi è rappresentato da una parte uno sposalizio che è molto interessante per i costumi dell’epoca che riproduce fedelmente. Dall’altra parte cè raffigurato S. Rocco dinanzi al quale, in ginocchio, c’è un abitante di Orvinio.
Nel lato destro della Chiesa, nella cappella di S.Antonio, in otto tondi ci sono ritratti di persone appartenenti alla famiglia Basilici. Interessantissima è una grande tela ovale seicentesca, nella quale è rappresentato S.Andrea.
Sul maggiore altare cè la Madonna dei Raccomandati, lavoro notevole della fine del ‘500 che presenta però parecchi rifacimenti. Su l’altare del Rosario, c’è la tela seicentesca di scuola romana della Madonna del Rosario. La chiesa di S.Maria dei Raccomandati aveva un convento e vi risiedeva anche la Confraternita del Gonfalone aggregata alla Misericordia di Roma.
L’altra chiesa è quella di S. Nicola che fu consacrata il 31 marzo 1536, come leggesi da una iscrizione, dal vescovo Lorenzo Santorelli e che, oltre parrocchia era anche vicaria della Abazia di S.Maria di Pozzaglia, o del Piano.
Quest’ultima era la chiesa più importante di Orvinio, ed oggi ne rimangono purtroppo gli avanzi che meriterebbero di essere sottratti in qualche modo all’azione più deleteria del tempo ed anche a possibili sottarzioni, essendo la chiesa distante da Orvinio e per di più in aperta campagna, a ben due Km. di distanza.
Dice la tradizione che S.Maria di Pozzaglia fosse fondata da Carlo Magno per ringraziare la Provvidenza della grande vittoria avuta sui Saraceni.
Ma se questa può rimanere una supposizione, quello che è certo è che la chiesa ha una origine molto remota, potendo benissimo risalire al secolo XI.
La sua importanza si denota anche dalla ricchezza della costruzione e della eleganza dei particolari architettonici.
Fu Abazia dei Benedettini, e da Leone X fu elevata a commenda. I monaci vi rimasero fino alla invasione francese.
Nel 1818, Pio VII stabilì di erogare le rendite della ex Abazia, accumulate dal tempo della morte dell’ultimo abate, alla fondazione di una nuova chiesa parrocchiale, e nel 1835, per interessamento del Papa stesso, che ne diede incarico a monsignore Canali Vescovo di Pesaro, sorse la chiesa di S.Nicolò che venne inaugurata nell’ottobre del 1842.
Una data sicura per la chiesa di S.Maria del Piano si rileva da una iscrizione incastonata nella facciata in una pietra di fondo, nella nicchia di un archetto. L’iscrizione dice: “Bartholomeus hoc op fieri fecit 1219” e forse si riferisce ad un restauro. Certo che a cominciare dalla facciata, diverse sono le epoche degli elementi che la compongono e vanno, dal sec.XI al XV compreso.
La facciata stessa, rifatta senza un logico nesso, ci può dare un bell’esempio di elementi di varie epoche, a cominciare dal bel rosone alla finestra romanica sottostante sovrastata da un cappello ad arco a ghiere concentriche che poggia su due mensole formate da due aquile.
La cornice che circonda la finestra è con decorazioni geometriche a bassorilievo e nel davanzale vi sono figure di animali.
Interessanti sono gli archetti, interrotti in più punti da lesene, alcune delle quali, sormontate da artistici capitelli.
L’attuale porta è quattrocentesca e sicuramente sostituisce la originaria.
La nave centrale della chiesa ancora si vede terminare con abside semicircolare e sembra fosse coperta a travatura. Alle due parti del transetto che sono invece con volta a crociera, si accede a mezzo di due magnifici arconi rinforzati, costruiti in bella pietra e poggianti su forti semi-colonne che sono a loro volta addossate ai muri maestri.
Certo che questi grandi archi, la loro ubicazione, la forma dei capitelli, fanno un pò pensare, essendo essi elementi riferibili non al sec.XI, al quale vogliamo far risalire la fondazione della chiesa, ma, a molto prima e cioè verso il VII e l’VIII sec..
Ciò darebbe un certo fondamento alla tradizione.
La chiesa prendeva luce da quattro finestre per lato, allungate e a sesto romanico, con leggera strombatura, solamente esterna.
A destra si eleva bellissima, ancora, la torre campanaria che ha, nei diversi ripiani, finestre monofore, bifore e trifore.
Queste ultime sono decorate dalle belle colonnine in pietra bianca e sono inquadrate elegantemente in un incasso rettangolare formato dalle stesse pietre che costituiscono la parete del campanile.
Frammenti di iscrizione, fregi di traebazione con metase e triglifi o con altri elementi decorativi, di classica fattura, sono incastonati quà e là nel campanile stesso.
Non in migliore condizione si trovano i resti della annessa abazia ridotta, in parte, a cimitero.
In merito ai resti dell’antico Castello di Pietra Demone, il Biondi racconta che nel 1761, recatosi sulla cima della montagna detta Moretta tale Benedetto Taschetti di Orvinio, trovò tra i ruderi del castello in parola, un grosso travertino con una iscrizione : OVI-CACUNO F.C. che il Biondi interpretò per : N.N. IOVI CACUNO FACIUND CURAVIT, ritenendo ivi la possibile esistenza di un tempio a Giove sul CACUMEN vale a dire sulla cima della montagna.