22 febbraio 2007

Orviniesi nel mondo

Come è noto, Orvinio è patria di pittori, incisori, giornalisti, personaggi dello spettacolo, ecc..
Ne cito solo alcuni: Vincenzo Manenti, Girolamo Frezza, Tiberio Timperi, Loretta Goggi, Brooke Shields e tanti altri più o meno famosi, che spero non me ne vogliano, ma che non posso elencare per ragioni di spazio.
Alcuni sono nati a Orvinio, altri possono vantarsi solo di avere ascendenti più o meno lontani di Orvinio.
Questo blog si prefigge di raccogliere gli alberi genealogici di tutti coloro, famosi e non, che essendone in possesso, desiderino farne parte.
Per cominciare pubblichiamo quello della paesana più bella, di cui possediamo anche una foto.

Ascendenza parziale dell'attrice Brooke Shields

Generazione I
1 Christa Brooke Shields-(Attrice) (° 31-05-1965 New York ) sposata al tennisman Andrew Agassi.

Generazione II
2 Francis Shields (° ..-..-1942 )
3 Teri Schmon ( )

Generazione III
4 Francis Shields-(Tennisman) ( + ..-..-1975 )
5 Marina Torlonia (° ..-..-1916 + ..-..-1960 )

Generazione IV
10 Marino Alessandro Torlonia (° ..-..-1861 + ..-..-1933 )
11 Elsie Moore ( )

Generazione V
20 Giulio Torlonia (° ..-..-1824 + ..-..-1871 )
21 Teresa Chigi della Rovere (° ..-..-1831 + ..-..-1884 )

Generazione VI
40 Marino Torlonia-Duca di Bracciano (° ..-..-1796 + ..-..-1860 )
41 Anna Sforza Cesarini (° ..-..-1803 + ..-..-1874 )
42 Sigismondo Chigi della Rovere-Ppe di Farnese (° ..-..-1798 + ..-..-1877 )
43 Leopoldina Doria Pamphilj Landi (° ..-..-1811 + ..-..-1843 )

[...]

Generazione XIII
5248 Alessandro Sforza-Duca di Segni (° ..-..-1572 + 29-04-1631 )
5249 Eleonora Orsini ( x ..-..-1592 + ..-..-1634 )
5250 Federico Cesi-Duca di Acquasparta (° ..-..-1585 + ..-..-1630 )
5251 Isabella Salviati ( x ..-..-1616 )
5252 Giangiorgio Cesarini-Duca di Civitanova ( + 23-06-1633 ) 5
253 Cornelia Caetani ( + ..-..-1649 )
5254 Bernardino Savelli-Ppe di Albano (° 05-02-1606 + ..-..-1658 )
5255 Maria Felice Damasceni Peretti ( + ..-..-1650 )
5256 Lotario Conti-Duca di Poli (° ..-..-1550 + ..-..-1635 )
5257 Giulia Orsini (° ..-..-1579 + ..-..-1660 )
5258 Michelangelo Muti-Duca di Canemorto ( )
5259 Cecilia Massimo (° ..-..-1602 )

[fonte: http://www.genroy.fr/ascbrookeshields.htm]

05 febbraio 2007

Quando e come sorse Orvinio?

Quando e come sorse Orvinio?
In genere, ogni luogo ha la sua leggenda. E' forse perché al fatto normale del vivere e dell’operare occorre l'afflato della poesia, che quasi tutti i luoghi hanno il loro mito, la loro leggenda.
Sorge spontaneo, grande e immortale, il ricordo di Roma.
Così anche Orvinio.
Intanto, si sono offerte alle mie pazienti ricerche, delle carte geografiche, e cioè quella che precede il volume: « Sabina Sagra Profana, - Antica e Moderna » stampata a Roma nel MDCCXV -presso la Zempel, autore Don F. Paolo Sperandio e dedicato allo Ecc.mo e Rev.mo Principe il Signor Cardinale Andrea Orsini, Vescovo di Sabina e Prefetto della Segnatura; e quella, riprodotta dal Palmegiani nel suo "Rieti e la Regione Sabina" - contenuta nell'Atlante dello Stato Pontificio inciso da Bernardo Olivieri e stampato a Roma nel 1802.
Chiarissime appaiono Orvinio e il Castello in queste suggestive carte.
Dionigi di Alicarnasso dice essere Orvinio di origine sicula e prosegue: "città illustre e grande al pari di qualunque altra in quelle perii, giacché se ne scorgono i fondamenti delle mura e alcune tombe di veneranda antichità, ed i recenti diruti sepolcreti che, lungamente, si stendono con altri tumuli. Ivi, pure, si trova un tempio di Atena (Pallade) eretto sull'Arce".
Fu, dunque, sull'Arce già dedicata ad Atena, Pallade sapientissima, che sorse il Castello, e la vastità e la grandiosità delle sue fondamenta saldissime e possenti, convalidano l’ipotesi sulla scorta delle parole di Dionigi. Terenzio Varrone affaccia la stessa opinione, parlando delle città in possesso già degli Aborigeni, ma non si è certi di poter identificare nella Orvinium di Varrone, quella odierna, mentre è certo che per lungo tempo Orvinio, sotto la denominazione
conferitagli da alcune strane leggende, fu dominio dei Monaci Benedettini di Farfa. Nel 1075 il Conte Oderisio, figlio del Conte Berardo, ed Oderisio e Tuduino, figli di Rainaldo, con la loro madre Sihelgaita, cedono alla Sacra Abbazia di Farfa certi loro beni, ed è detto: «A iiij - latere rinum qui venit a C.M. (Orvinio) e quomodo veniunt in rinum Sancti Martini, ecc. » - mentre - (ed è sempre dal Regesto di Farfa di Gregario da Catino che desumo tali notizie) mentre nel 1090 il Conte Erbeo - permutando beni con l'Abbazia, nomina ancora Orvinio., come già nel 1084 aveva detto, in analoga occasione: « quanta meae res esse videntur in cuncta pertinentia praedicti castri » (Petra od Orvinio?). E ancora dal Regesto, apprendo che nel 1078 Ratterio di Ratterio e i suoi figli donano beni a Farfa: « hoc est de rebus meis quas Habeo in Puzalia » vicinissima, questa, ad Orvinio.
Nel 1110, Beraldo nobile figlio del Conte Crescenzio - e sua moglie - donano altri beni e trovo: « ...et serra de C.M. (Orvinio) et reuertitur in pertinentia loci », ecc., ecc.
Il monachesimo Benedettino, quello stesso cui la civiltà è debitrice della sua salvezza contro lo sfacelo del minaccioso basso e barbaro medievalismo, ha avuto dunque lungamente dominio ed azione in Orvinio - e qui - a proposito delle donazioni, mi vien fatto di ricordare quanto dice Pietro di Sabino, quando nel 1080, donando Rufiniano ammonisce (Regesta, V° - 40) : « Honora dominio de tua substantia.... » Ed ecco dunque che Orvinio, come gli altri « Castra » che sorgevano vigili e ammonitori sui passi vallivi intorno ed oltre la vetusta, gloriosissima Imperial Badia di Farfa, fu baluardo di civiltà e di resistenza contro le invasioni, ed ecco che forse anche intorno alle sue formidabili mura, si infranse l'Orda Saracena cui Pietro, Abate, tenne testa per ben sette anni.
E' qui, o Italia, patria nostra, la tua eterna gloria, che anche in tempi di fosca storia, restarono accese qua e là nella penisola, le fiaccole della nostra indistrubbile vitalità di pionieri della civiltà
Ed ecco, ancora, che il dotto Canonico Sperandio nell'opera già citata, mi dice che Orvinio va, per ragioni di dominio, con Pozzaglia, Castello situato sul poggio di una valle a tre miglia circa ed a levante di Orvinio. Ragioni di quel dominio — che fu — in prosiego dei secoli, dei Monaci, degli Orsini, dei Muti, dei Borghese e dei Berlingeri, miei predecessori. Non è fuori di luogo che io accenni come, fin dal 1582 — i padri conventuali di S. Francesco — avevano presso il Castello un Convento con una Chiesa consacrata col titolo di Santa Maria dei Raccomandati, e che il Convento fu nel 1653 soppresso da Innocenzo X, così come l'Imperatore Carlomagno, avendo ottenuto una formidabile e decisiva vittoria contro i Longobardi presso questi luoghi, volle fabbricarvi, a render grazie ed a perpetua memoria, una Chiesa in onore di Maria Santissima Assunta in Cielo, chiesa che fu tenuta dai Benedettini che ebbero monastero, pur esso soppresso da Innocenzo X o, secondo altre fonti, da Leone X.
Noto, quindi, che accanto alla caratteristica guerriera, in questo Castello si è avuta quella mistica, e mi piacerebbe, per esempio, sapere che cosa fece e quanto vi si trattenne l’Eminentissimo Sig. Cardinale Orsini d'Aragona, quando, il 3 Novembre 1781, dopo aver visitato il S. Salvatore, gradì un rinfresco di dolci nell'Abbazia di Farfa, e proseguì per Orvinio. Una conferma visiva del dominio Farfense in Orvinio, è data dalle tavole topografìche dei possedimenti Abbadiali, contenute nella dottissima opera di S. E. Revr.ma il Signor Cardinale Ildefonso Schuster: «L'Imperiale Abbadia di Farfa» (Tip. Poliglotta Vaticana - Roma 1921). Ed Orvinio, da sua parte, se fu sotto il dominio Farfense, pure nel 1702 ebbe l'onore di vedere eletto priore del Capitolo Abbadiale un suo concittadino, P. Vincenzo da C. M. e nel 1734 un altro Orviniense, il Dott. Giuseppe Francorsi, fu eletto e poi confermato come Governatore della Pietra (Padre Isidoro da Pistoia, «Ricordi dello Imperiai Monasterio di S. Maria di Farfa», dal 1699, pagg. 14 e 248). Orvinio fu lieta, pur attraverso le inevitabili vicissitudini dovute talvolta a questioni di interessi e di « iure », di esser sotto la giurisdione Farfense, che, nel 997 d. C. fu vastissima, coincidendo questa epoca con una di quelle di grande splendore, essendo Abate Ugo.
A pag. 47 del già citato volume del Canonico Sperandio abbiamo questa interessantissima annotazione, che pur si riferisce alle remote origini di Orvinio:
« ...andiamo ora a vedere il sito di quelle (città) che prima e dopo occidentale, mediterranea, latina ed - oggi - fascista !
la presa di Lista lor capitale conquistarono, (i Sabinesi) dagli Aborìgeni. Scrive Dionigi le città tutte di questa provenienza essere state distanti da Roma una giornata circa e poco lungi da Rieti. Sembra quindi potersi sostenere col Sig. Abate di Chauppy, che Vesbula fosse ove è Nespolo, anche per la somiglianza del nome, quale ne ha potuto ereditare Orvinio in C. M. onde il Mattei nota che C. M. (Orvinio} nelle carte geografiche veniva distinto col nome di Orvinio; Bazia e Vazia e Varia in Belmonte; Trebula Suffenate in Roccasinibalda, ecc., ecc. ».
E a pagina 175 della stessa opera (Gap. Vili - Paragrafo XXXIX) troviamo una precisazione storico-tipografica che suona così: « C. M. (Orvinio) castello situato sopra di un colle a levante ed a quattro miglia circa dalla suddetta grancia (Monastero del SS. Salvatore, grancia dei Monaci Farfensi) di anime mille cento circa, ha una Chiesa parrocchiale dedicata a S. Niccolò di Bari, e che in una tabelletta, quale in essa si conserva, leggesi consacrata il dì 31 marzo 1538 ».
Riabbiamo, così, l'accenno ai popoli nordici che, attratti, richiamati e sospinti dal clima e dalle seduzioni italiche, nella Sabina, ove oggi io ho dimorato e da dove affido questi appunti mentre l’estate muore lasciando pian piano il posto al mite autunno, vollero lasciare la loro orma, e sono ben lieto di dichiarare gradevolissimo al mio animo l'evento che mi hai portato ad essere in Orvinio successore, oltreché degli antichissimi "Domini", anche delle nobilissime casate che in questa città e in questo Castello, specialmente, ebbero stanza nel fluire dei secoli.
Così il mio pensiero è levitato quando leggo, nel capitolo Pietra -Scandriglia dell'Indice delle Pergamene della Badia di Farfa:
« Sotto questo nome (La Pietra) si intende un circuito di paese in estensione di 18 miglia circa, montuoso e selvato, sito tra li territori di Scandriglia, Orvinio, Porcili e Civitella, dentro i suoi notissimi confini. Chiamasi comunemente Pietra Demone. Anticamente dentro questo circuito era piantato un Castello con molti abitatori. Il Castello e le case in progresso di tempo rovinarono; perciò in tempi molto anteriori del nostro fu denominato-. Castrum diruto Petre Demonis.
Ebbe però questa denominazione molto prima che fosse abbandonato dagli abitanti, come dall'attenta lettura di queste carte fondatamente si arguisce. La Pietra pertanto è un territorio separato, in cui il M.ro di Farfa ha per lunga serie di anni goduto, e presentemente ancora, la sua Mensa Conventuale gode la piena giurisdizione, anche con facoltà di erigere nel medesimo territorio Banchum Juris ».
« Banchuni Juris »; il che mi dice che qui si amministrò anche la giustizia, ed ecco, infatti, nel 1590, un Editto di Carlo Muti Signore della Valle di Orvinio, in cui si conferma la proibizione fatta dal P. P. Onorato Spinola Abate Claustrale di Farfa:
1° che nessuno porti fuori della tenuta della Pietra qualunque sorta di grano, se prima non ha pagato al Monastero il Terratico e la Decima;
2° che nessuno ardisca di tagliare o disramare alberi fruttiferi ed infruttiferi senza licenza — e che in si presterà fede al guardiano.
E non è privo d'interesse, allo stesso titolo, sapere che nel 1588 trattandosi di dover esaminare testimoni sudditi alla Baronia dello Illmo ed Ecc.mo Carlo Muti, il P. Cellerario presenta al Governatore Gio Cola dalla Torre di Puzalia — G.re della Valle di Orvinio — le lettere sussidiarie del Barone Muti — come già allo stesso Governatore il P. Abate aveva commesso di riconoscere i confini, contro alcuni che volevano alterarli per usurpare il terreno.
Li 27 Agosto 1588 si ebbe il sopraluogo per tale vertenza da parte del Giudice delegato dal Governatore.
Ma un documento di grandissimo interesse è quello col quale Orvinio e il suo Castello venivano confermati in dominio Farfense da Enrico III Rex et Secundum Romanorum Augustus che « per Suum Imperiale Praeceptum concessit et confirmavit Huic Monasterio quasdam res in territorio Sabinensi » (Chronicon Farfense, pag. 183).
Nel 1594 il Cardinale Paleotti con sua ordinanza, enumera, fra altre nove, l’Arcipretura e Vicaria Foranea di Orvinio, comprendente Pozzaglia, Montorio della Valle, Petescia.
Così Sixtus — P.P. V — nel 1689 toglieva al M.ro Farfense ogni giurisdizione temporale, ossia Baronale, e gli riservava dei beni allodiali.
Pio VII nel 1818 abolì ancora le giurisdizioni feudali, sia civili che criminali, e concesse ai Baroni che fecero tali rinunzie di città feudali, di riservare il titolo appoggiato ai fondi che possedevano.
Veniamo verso i tempi moderni; si nota il cadere dei privilegi che caratterizzarono l'epoca feudale, e, quindi, anche di quelle particolari proprietà e privilegi che si riscontrano attraverso pure il « Breve ragguaglio del Monisterio Farfense — con gli avvertimenti necessari per il Governo di detto Monisterio » manoscritto del R.P. Gregario Romano, Priore et Professo, redatto nel MDCXLIII — ove, tra il 1657 e il 1580 sono riportate cronache di gabelle, sentenze, cessioni, censi, ecc. — e dove nell'anno 1643, e sempre in materia di giurisdizione, è detto:
« La Pietra del Demonio — Castello diruto ed il suo territorio è il secondo principal membro del territorio nostro — nel quale abbiamo esclusivo dominio — ed il Monisterio ne mette il Governatore ... et cassa le pene. Ma si deve avvertire non metter sempre Governatore di uno stesso luogo, a ciò non acquistino a poco a poco qualche giurisdizione. I confini dunque della Pietra sono-, il territorio di Rocca Soldana, ora distrutta, il territorio di Monte Flavio, il territorio di Civitella, il territorio delli Porcili, il territorio di Orvinio, lasciando confine nel territorio della Pietra, ed il territorio di Valle Voca, unito a Orvinio.
Questo Castello, detto detta Pietra Demone, distruggendosi — dice ancora il Priore Gregario Romano — « si ritirorono gli abitanti di Orvinio, Civitella et Porcili » e conferma l'esodo dei Castellani di Pietra Demone nei Castelli e territori circonvicini, quando a pag. 204 del manoscritto dice:
« II territorio della Pietra, che fu Castello e poi diruto, si ritirarono gli abitatori in Orvinio e . . . riguarda da un lato il Castello ora distrutto in Valle Voca ... e ... seguitando verso il territorio vi è nella strada, quale divide il territorio di Orvinio da quello di Roccasolana ».
Anche Guidi, notaio temporibus Domni Sergii Summi Pontef., in una carta del Regesto Farfense dell'Anno MXI, ci riporta, confermandolo, all'esercizio della giurisdizione temporale e spirituale degli Abati Claustrali su questi luoghi.
Sono passati i secoli, la fiaccola della civiltà è passata da mani in mani, or più splendente, ora meno, come nel Castello di Orvinio si sono succeduti i possessori, dall'epoca baronate dei Muti e degli Orsini — dopo quella dei Benedettini — a quella Ducale dei Borghese, e a quella modernissima dei Berlingieri. Al tempo dello Stato Pontifìcio, Orvinio fu sede di Governo e residenza di Governatore, nel 1841 fu alle dipendenze dell'Ecc.mo Vescovo di Tivoli, e nel 1861 fu Capoluogo di Mandamento nel Circondario di Rieti; nel 1863 un Regio Decreto le assegna definitivamente il nome attuale, nel 1884 vi giunge il telegrafo, nel 1888 vengono impiantati e sistemati sul palazzo i parafulmini.
Particolari che accompagnano l'avanzata del più recente progresso anche in questi luoghi e ai quali se ne potrebbero aggiungere, consultando gli archivi delle Ecc.me Case Muti, Orsini e Borghese, altri moltissimi per ogni epoca.
La mia, invece, non ha voluto e non vuole essere un saggio di erudizione, appesantito e illeggiadrito (come si voglia. . .) da note, richiami, citazioni o, magari, spunti polemici. Del resto, vi si sono forse esercitati altri, in proposito dell'argomento che ora tratto? Non credo; ma, come dicevo in principio, la mia è soltanto una disgressione, fatta nel tempo e un po' nello spazio, affine di proporzionarvi con qualche richiamo non privo di interesse Orvinio e il suo Castello. Molto lontano e in contrasto quindi con il lavoro e col suo scopo, mi avrebbe portato la minutissima esposizione di tutto quanto ho potuto rinvenire in proposito : le carte, con le lor voci dense di passate cose, parlano allo spirito umano e, in un certo senso, ammaestrano e ammoniscono.
I Castelli, gli antichi Castelli, a somiglianza di quanto fu per quello di cui scrivo, e che è oggi destinato ad esser l'oasi tranquilla nella quale io possa, di quando in quando, concedermi rari riposi, han costituito per i paesi di cui sono base e centro, l'appoggio morale ed anche materiale attraverso le vicissitudini cittadine.
Io penso però che ogni azione dell'uomo debba essere guidata ad un fine di carattere superiore, se non proprio addirittura trascendente, ed ecco perché anche in questo Castello — e lo dico mettendo da lato ogni vana e del resto inconcludente modestia, voglio, — come ho già fatto e come continuerò a fare, voglio, dico, portare il tono e l’impronta che sempre ho cercato di dare a tutte le mie azioni, dovunque la sorte mi abbia destinato ad essere presente con la mia persona e con la mia attività.
Non è quindi per uno scopo strettamente e solamente personale ed utilitario che ho scelto Orvinio a mia residenza, fuori di quella mia consuetudinaria, e carissima sopra ogni altra, di Roma; ma, con il perseguire migliore e adattamenti, con il dedicare cure di non lieve conto alla parte agricola ed a quella industriale che dall'agricola può derivare, io penso di riversare, direttamente e indirettamente, alla collettività, l'efficienza del Castello di Orvinio e sue dipendenze.


Filippo Cremonesi

01 febbraio 2007

Albero genealogico Cervelli Giuseppa e Cervelli Domenico